Chahar Shanbeh Souri

La festa dell’ultimo mercoledì dell’anno

L’ultimo martedì sera dell’anno solare (a marzo) viene celebrato dagli iraniani con una festa chiamata Chahar Shanbeh Souri, che potrebbe essere tradotta come “la festa del falò di mercoledì”. Tutte le

famiglie e i vicini escono in strada, accendono i falò poi ci saltano sopra correndo e recitando un ritornello che dice: “zardie man az to, sorkhie to az man” che la traduzione sarbbe: “che il mio giallore sia tuo, e il tuo rossore sia mio”. Questo rito, che risale all’epoca zoroastriana, vuole esprimere un augurio di buona salute: il colore giallo che gettiamo nel fuoco rappresenta la malattia, il colore rosso che stiamo cercando di acquisire rappresenta la forza e salute.

Ashura; Commemorazione del martirio di imam Hussein

Il termine Ashura deriva dal numero 10 in arabo, poiché l’evento corrisponde al decimo giorno del mese di Muharram (mese del calendario islamico). La città irachena di Kerbala è ora un importante luogo di pellegrinaggio sciita e ospita la tomba dell’Imam Hussein. La morte di Hussein, abbagliata nel bagliore postumo del martirio, è una delle storie fondanti dell’Islam sciita (come la Passione di Cristo per i cristiani) – e anche una delle ragioni per quale il culto del martire (shahid, in persiano) è così presente.

Secondo figlio di Ali, terzo imam e uno dei principali “martiri” degli sciiti. Dopo l’assassinio di Ali (661), il consolidamento del potere degli Omayyadi sotto l’energico e saggio regno di Mu’awiya portò, per i discendenti di Ali e i loro sostenitori ad accettare il fatto compiuto, un periodo di relativo messo in attesa. Alla morte di Mu’awiya (680), suo figlio Yazid salì al potere e Hussein, dalla morte del fratello maggiore Hassan (669-670), si credette in grado di far valere i suoi diritti in califfato contro colui che ai suoi occhi è figlio di un usurpatore. Rifiutando di prestare giuramento di fedeltà al nuovo sovrano, fuggì da Damasco e raggiunse la Mecca. Gli abitanti di Kufa, i fedeli a Ali, credono anche che sia giunto il momento giusto per una rivolta contro l’autorità degli Omayyadi e inviano messaggeri a Hussein, invitandolo a venire a prendere il loro comando e tornare in Iraq. Al suo rientro dopo una serie dei conflitti tra le autorità al potere e Hussein scattò la cosiddetta battaglia di Karbara durante la quale le autorità vinsero massacrando Hussein e i suoi 72 membri del suo clan.

Nel corso dei secoli si sono sviluppati diversi rituali per commemorare il martirio di Hussein. Dal secondo al decimo giorno di Muharram (il mese del calendario lunare – vedi di seguito -), anche nei paesi a maggioranza sciita (Iran), prevalentemente sciita (Iraq, Azerbaijan) ma anche nei paesi in cui vive questa minoranza (Libano, Pakistan, Turchia, Uzbekistan …) si manifestano diverse manifestazioni messo in scena in uno spazio pubblico per rievocare il martirio di Hussein, membri della sua famiglia durante l’assedio di Karbala. Culminano il decimo giorno del mese. In Iran la commemorazione viene accompagnata dalla processione in cui cantano slogan battendosi il petto a ritmo in segno di contrizione, alcuni osservando spettacolari pratiche di mortificazione. In memoria di Hussein, si tratta di versare il suo sangue, i “penitenti” vestiti di un sudario bianco, a volte si frustano con catene.

In effetti questo rituale e la commemorazione del lutto sono due giorni festivi in Iran. Ma bisogna pur sapere che le date delle festività religiose si adattano al calendario lunare mentre in Iran esiste un calendario ufficiale e solare. Per cui la commemorazione del terzo imam degli sciiti così come tutte altre festività religiose incluso il mese di Ramazan – il digiuno per i musulmani sia sunniti che sciiti – dipendono dal calendario lunare. Dato che in Iran vige il calendario solare allora le festività possono variare ogni anno.

Gli scienziati definiscono un anno solare basato sui movimenti del sole, ma usano i movimenti della luna per definire un anno lunare. A differenza del calendario lunare, la maggior parte dei luoghi in tutto il mondo utilizza il calendario solare per tracciare il passaggio dell’anno. Gli anni solari hanno una lunghezza diversa rispetto agli anni lunari, e il termine “epact” descrive questa differenza di tempo. Un episodio è di 11 giorni, che sono esattamente la differenza tra una festività basata sul calendario lunare che il prossimo anno si sposta in dietro.

Shabe Yalda

La notte più lunga dell’anno

Shab-e Yalda, è la notte più lunga dell’anno al momento del solstizio d’inverno (21/22 dicembre). La notte più lunga dell’anno è stata sempre festeggiata dalle famiglie iraniane fin dall’antichità e come il Nowruz (capodanno persiano, 21/marzo) è una festa che trova le sue radici nel periodo preislamico.

Questa festa celebra la nascita di Mitra, il dio del sole. Successivamente le giornate si allungano sempre di più e la luce del giorno prevale sull’oscurità della notte. Nel calendario iraniano, la mattina di Yalda sorge il primo giorno del mese di Dey, il primo mese dell’inverno.

Il capodanno persiano “NOWRUZ”: il 21 marzo e il primo giorno della primavera

Nella lingua persiano detto il “farsi”, Now significa “nuovo” e Ruz “giorno”; il termine Ruz è il risultato della contrazione del nome di Hormozd, a sua volta deriva dal nome di Ahura Mazdah, il “Signore Saggio” la figura divina della religione zoroastriana. Questa festa coincide con il primo giorno di primavera (21-22 marzo), quando il sole entra nel segno dell’Ariete, il primo segno dello zodiaco. Secondo le mitiche tradizioni iraniane e zoroastriane, Nowruz è il giorno in cui si è creato l’universo che a sua volta può segnare anche la rinascita.