Farsì (Arabizzato di Parsi): il persiano la lingua parlata in Iran
L’indoiranico è uno dei rami principali della famiglia della lingua italiana in quanto riunisce tutte le condizioni favorevoli per esserlo. Le sue genti furono uno dei primi popoli indoeuropei a far irruzione nella storia. Una di esse divenne la lingua classica di una cultura così antica e peculiare quale fu quella dell’Iran. Nel I millennio a.C. gli indoiranici appaiono definitivamente scissi nei loro due rami, quello indiano e quello iranico, e stabiliti in un continuum che va dall’Iran fino all’India, passando per l’Afghanistan e il Pakistan. A partire da questo momento, i due popoli vanno considerati separatamente. Per cui una di queste linguae del gruppo indo-iranico è appunto il farsì ossia il persiano moderno. Il farsì è di ceppo indo-europeo ed è completamente diverso dalle lingue semitiche quali come l’arabo o l’ebraico.
L’Iran è stato islamizzato nel corso del VII e VIII secolo d.C., dopo la conquista da parte degli arabi, quando la calligrafia araba sostituisce quella persiana. Però il farsì mantenne le sue forme grammaticali per cui dal punto di vista morfosintattico il persiano rimane tale uguale come prima e non divenne una lingua semitica. La storia pre-islamica iranica è stata talmente opulente e radicale che ha lasciato le sue tracce ben riconoscibile, a partire dalla lingua. Prima della conquista araba, la lingua persiana ebbe due fasi di evoluzione: il persiano antico e l’avestico
- il persiano antico è la lingua ufficiale della dinastia achemenide durante l’impero persiano. Dario il Grande (521 – 486 a.C.) introdusse la scrittura per la sua lingua, una modalità semplificata del sistema cuneiforme.
- L’avestico è la lingua in cui è scritto l’Avesta, ossia il testo sacro degli Zoroastriani. Trasmesso a lungo per via orale e non fu per scritto fino a dopo il III secolo d.C., in epoca sassanide e veniva parlato durante il periodo del regno sassanide e aveva subito notevoli semplificazioni rispetto a quello antico. Non aveva un solo alfabeto, bensì due: quello aramaico e quello chiamato huzvaresh.
Ancora oggi i diversi dialetti iranici continuarono la loro evoluzione fino a che, nel X secolo emergono sotto la forma di iranico moderno. La principale opera letteraria in iranico moderno è il poema epico Il libro dei re, il cui autore, Firdusi, visse fino al 1000 d.C. circa. Attualmente si continuano a parlare numerose varietà dialettali. Tra esse il farsì, lingua nazionale dell’Iran; il pashto, lingua ufficiale dell’Afghanistan; i dialetti curdi, parlati in Siria, Turchia, Iran e Iraq; i dialetti del Pamir, sull’omonimo altopiano situato a nord-ovest dell’Afghanistan. Infine le lingue iraniche a nord Caucaso, l’ossetico e i dialetti caspici sono eredi della lingua degli ultimi elementi indoeuropei che restarono nelle steppe, che chiamiamo sciiti e sarmati.
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