Fariba Vafi (1963)
Fariba Vafi è nata il 21 gennaio 1963, a Tabriz nell’Iran nord-occidentale. Ha iniziato a scrivere storie in tenera età e si è concentrata sulla scrittura letteraria come suo obiettivo principale. Ha visto l’uscita del suo primo libro, (In Depth of the Stage) nel 1986 e da allora ha pubblicato dei brevi racconti e sette romanzi. Le sue opere sono state tradotte in molte lingue e hanno vinto dei premi internazionali. Fariba, che è originariamente azera, crede che il suo talento linguistico a volte si incastri tra il persiano e il turco (azero), perché in persiano è una persona e in azera è un’altra persona, ma dopo tutti questi anni ha cercato di conciliare e bilanciare queste due lingue. Fariba ha lasciato molte opere i questi anni, tra le la raccolta di storie approfondite, “Anche quando ridiamo”, “sulla strada per la villa”, “Come un uccello in volo” e altri romanzi.
Fariba è una scrittrice realista le cui principali preoccupazioni sono i problemi delle donne, Fariba considera la storia come una piattaforma per esprimere le sofferenze delle donne nella società. Nelle sue storie, fa riferimento ai dettagli della vita delle donne e ai tipi di violenza dal punto di vista dei personaggi femminili. Le sue storie dimostrano le donne e ragazze che hanno subito dei traumi nella loro vita o durante la loro infanzia. I risultati mostrano che le donne nelle sue storie hanno una personalità statica e stagnante e sono spesso vittime del patriarcato e delle esigenze della società maschile e sono passive di fronte alla violenza.
Come un uccello in volo è la storia di una donna con due bambini piccoli che, dopo una lunga assenza, diventa proprietaria di una casa di 50 metri e ne è felice, ma la sua felicità dura poco. Suo marito Amir vuole vendere la casa ed emigrare in Canada. La donna non vuole andare da nessuna parte. La donna infatti vuole solo trovare il suo posto nella vita guardando il passato analizzandolo. Nell’analisi del passato troviamo punti sottili e nuovi nella vita di una donna iraniana, e insieme alle sue sofferenze e gioie, incontriamo la complessità della situazione attuale.
“Il mio silenzio ha un passato. Sono stata incoraggiata molte volte per questo. Avevo sette o otto anni quando sapevo che non tutti i bambini ce l’hanno. Il mio silenzio è stato la mia prima risorsa. … Negli anni che seguirono, fui spesso ammirata dalle donne della nostra famiglia per la mia gentilezza. A causa della mia segretezza. Presto mi resi conto che stavo in una scatola con una porta piena di segreti. Amir era disturbato dai miei silenzi. Il mio silenzio lo spaventa. A poco a poco mi sono abituato a essere loquace, anche quando non era necessario. Anni dopo ho imparato che le parole possono essere un nascondiglio ancora migliore del silenzio.”
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