“Un anello nel cuore della Persia” è un viaggio classico, proprio ad anello, nel cuore della Persia, durante il quale si possono seguire le tracce dell’antica civiltà persiana, attraverso le città più belle del paese. Dopo aver visitato Teheran, la moderna capitale del paese, il viaggio prosegue per Kashan, Yazd e Isfahan. Queste sono le città più affascinanti dell’Iran, si trovano nella zona centrale del paese ed hanno come peculiarità le zone desertiche iraniane.
Pochi luoghi al mondo sono in grado di offrirci la possibilità di essere in contatto con i seguaci di Zartosht, conosciuto come Zarathustra, il profeta degli zoroastriani, il quale, 15 secoli prima della nascita di Gesù Cristo, ha fondato la prima religione monoteista. In Iran la cultura religiosa è un punto rilevante, e nello specifico, esiste una metamorfosi tra il culto dello zoroastrismo e l’islam sciita.
I passaggi del cambiamento religioso si possono toccare con mano perché ancora oggi durante il viaggio in Iran si possono visitare i luoghi di culto delle grandi religioni del mondo: il Tempio del Fuoco a Yazd, la Moschea Nasir a Shiraz e la Cattedrale Vank a Isfahan.
Solo viaggiando si possono scoprire queste meraviglie, le quali, durante il tour, si rivelano pienamente ai nostri occhi. Passando da Shiraz a Isfahan, da Persepoli a Isfahan, da Tehran a Kashan si ammira la storia di una terra colma di bellezza, e queste città, dal fascino seducente, narrano un’incantevole realtà ereditata dall’Impero persiano.
Durante il nostro viaggio scopriremo le fantastiche tombe di Dario e Serse a Naghsh-e-Rostam che si tingono di arancione al calar del sole, uno spettacolo unico e incantevole.
Il Tour “Un anello nel cuore della Persia” è fattibile tutto l’anno, perché il clima è secco continentale.
LUOGO DI PARTENZA / RITORNO | Aeroporto internazionale IKA | ||||
ORARIO DI PARTENZA | Si prega di arrivare almeno 3 ore prima del volo. | ||||
INCLUSO |
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NON INCLUSO |
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1° Giorno, Italia - Teheran
Partenza con volo di linea. Arrivo nella capitale dell’Iran Tehran situata ai piedi dei monti Alborz. Incontro con la guida di SITO Travel. Trasferimento in albergo, pernottamento.
2° Giorno, Tehran
Cominciamo il viaggio con la visita della capitale dell’Iran Tehran: la città più movimentata e cosiddetta effervescente iraniana. La megalopoli iraniana con più di 8 milioni di abitanti, dimostra la sua raffinatezza in un’atmosfera caotica come tutte le grandi città del mondo. Tehran è però una pagina fondamentale della storia moderna in quanto mette a disposizione dei viaggiatori i suoi straordinari musei come il Museo dei Gioielli che ne espone la Collezione più importante al mondo. I progressi artistici, gli interventi architettonici e la rinascita dei tanti caffè allo stile tradizionale persiano, ha reso Tehran, in questi anni, un labirinto affascinante tanto da sorprendere il viaggiatore in ogni angolo urbano.
Le visite di Teheran:
Il Museo Archeologico Nazionale dell’Iran ripercorre la storia, l’arte e la cultura attraverso i reperti archeologici che vanno dal VI millennio a.C., fino al periodo islamico, VII secolo d.C. Al Museo di Teheran si trova una splendida collezione di ceramiche, di terrecotte e di bronzi e in più, ogni semestre, vi è un’esposizione provvisoria di oggetti, di alto valore archeologico, prestati da altri musei come quello di Venezia, Berlino e ect.
Palazzo Golestan è situato vicino al Gran Bazar ed è un complesso notevole che trova la sua radice nel XVI secolo, quando Teheran, pian piano, si trasformò da un villaggio a una città vera e propria. Golestan significa “roseto” perché è un tipico esempio dei meravigliosi Giardini persiani. La storia moderna iraniana deve tanto al complesso dove Mohammad Reza Pahlavi si è incoronato proclamandosi successore di Ciro il Grande. In seguito si visita l’ingresso del Gran Bazar di Tehran dove si vende “di cotto e di crudo” e come si dice in persiano si vendono pure “il latte della gallina e l’anima umana”.
Il Museo Nazionale dei Gioielli, (apertura solo da Sabato a Martedì) è situato in un’enorme cassaforte con una porta spessa di 25 cm, ed è allestito nei forzieri sotterranei della Banca Centrale Iraniana. Il museo ospita i gioielli della corona, il mappamondo tempestato di gemme, un tripudio di pietre preziose, diademi, corone della famiglia Pahlavi e il più grande diamante rosa esistente nel mondo detto anche Darya-e Nour (Mare di Luce) di 182 carati. Il diamante è un simbolo della vittoria che Nadir, scià nel 1739, aveva portato in Iran dopo la sua vittoriosa campagna in India.
Alternativa al posto di Museo dei Gioielli, è il Museo dei Tappeti.
Una passeggiata piacevole sul Ponte della Natura; un’opera moderna della capitale iraniana a Tehran. Il Ponte della Natura è un passaggio pedonale, costruito sopra una delle autostrade principali di Tehran e collega le due colline verdi della città. Il ponte è stato progettato da una donna iraniana di 26 anni di nome “Leila Araghian”. Il ponte, fin dalla sua apertura, avvenuta nel 2014, ha vinto molti premi internazionali. Leila stessa ha riferito di averlo progettato con lo scopo di far avvicinare le persone.
Cena nei locali tipici della zona nord di Tehran ai piedi della cima Darband. Trasferimento in albergo, pernottamento.
3° Giorno, Tehran – Qom – Kashan
Se da Tehran scendiamo verso sud arriviamo a Qom, una delle città sante dell’Iran, dominata dall’imponente santuario dedicato a Hazrate Masumeh; Fatima l’Innocente era figlia del settimo Imam Musa ibn Ja’far e sorella di Ali ibn Musa al-Reza, ottavo Imam degli Sciiti e discendente del profeta. Hazrate Masumah era nata nel 789 d.C. nella città di Medina; quando nell’816 si stava recando a Marv per fare visita al fratello, si sarebbe ammalata (o ferita durante un saccheggio ai danni della carovana) nel momento in cui la carovana che la trasportava stava arrivando a Saveh, venne trasportata a Qom dove morì a 27 anni. Ogni anno migliaia di sciiti del medio oriente si recano in Iran dedicandosi ai rituali del pellegrinaggio presso i santuari dei loro santi. Nel complesso del Santuario della Hazrate Masumeh è possibile arrivare fino alla porta dell’entrata della camera di sepoltura, dove uomini e donne separatamente toccano il sepolcro.
Arrivo a Kashan, la città carovaniera ai margini del deserto del Dasht–e-Kavir.
A Kashan si trova il Bagh-e Fin, uno dei più famosi giardini persiani visitabili durante il viaggio in Iran. Il giardino Fin è stato progettato dallo scià Abbas I (1557-1629), come una visione terrena del Paradiso. Il concetto del Giardino persiano prende l’anima solo quando il viaggiatore dà ascolto alla melodia che scaturisce dallo sciabordio dell’acqua, lungo il percorso dei vari canali. Ancora oggi la vasca centrale dell’acqua detta la gola del cammello ha il dovere di distribuire l’acqua in tutti i canali laterali, utilizzando la semplice teoria dei vasi comunicanti. Nel 1600 il Giardino persiano Fin in Iran è divenuto importante perché lo scià Abbas I, lo ha scelto come il luogo ideale per l’incoronazione reale quando salì al trono. Ma due secoli dopo, anche i re dei Qajar scelsero il Giardino Persiano Fin a Kashan come sede operativa della Corte. In mezzo al verde del Fin solo i cipressi e i platani possono raccontarci la simmetria e l’eleganza della planimetria del Giardino persiano. D’altronde ci sono ancora i magnifici affreschi nell’edificio costruito dai re dei Qajar che risalgono anni 70 del 1800, e infine per saperne dei segreti del Giardino Fin bisogna entrare nel complesso dell’Hammam, famoso per la storia dell’assassino o tentativo di suicidio di Amir Kabir, il riformista dell’amministrazione dei Qajar.
Visiteremo Hamam di Sultano con un tetto splendido e la Moschea e madrasa di Agha Bozorg
Cena in ristorante e pernottamento in albergo.
4° Giorno, Kashan – Ardestan – Naein – Meybod – Yazd
Quando parliamo della casa, a Kashan essa rappresenta sempre un modello esemplare per conoscere meglio la cultura locale. Perché Kashan oltre ad avere la collina millenaria mette in esposizione le proprie ville ottocentesche, dette anche le case bioclimatiche. Bisogna sapere che Kashan gode di un clima desertico e un periodo estivo notevolmente caldo. L’invenzione degli abitanti della città, fa nascere una casa a due o tre livelli diversi dove semplicemente ci si può rinfrescare o riscaldare una camera o un salone a seconda della stagione in cui ci si trova. Però l’importanza della città non è solo la varietà delle case che esistono. Kashan viene conosciuta piuttosto per la produzione pregiata dell’acqua di Rosa della Persia. Infatti, il viaggio in Iran ora assorbe il suo profumo originale, ossia il profumo dei petali di rosa che viene coltivata sulle colline della zona centrale dell’Iran. Questa bella città sorta in un’oasi verdeggiante ancora oggi ospita alcune delle più belle case tradizionali della regione, come la splendida dimora del ricco mercante della famiglia Tabatabaei. Durante la visita si possono contemplare i dettagli di una casa di stampo patriarcale, dove il capo della famiglia “Pedar” tende a radunare i figli maschi ed averli nella stessa villa per una questione di disponibilità e di gestione economica familiare. Inoltre, la dimora ottocentesca evidenzia due fattori della architettura islamica: introversione ed estroversione.
Dopo la visita di Khan-e Tabatabaei partenza per Yazd, lungo il percorso visitiamo le due moschee antiche a Ardestan e Naein e il centro storico con il Bazar, oggi in disuso.
Lungo il tragitto si visita la cittadina di Meybod con le caratteristiche fabbriche di ceramiche dipinte a mano.
Esiste un complesso che comprende un Caravanserraglio e la sua Ghiacciaia. Questa costruzione a forma di trullo serviva soprattutto per la conservazione del ghiaccio durante il periodo estivo. La produzione del ghiaccio avveniva durante il periodo invernale nelle vaschette esterne davanti alla ghiacciaia. Essa con la sua forma conica, proteggeva la vasca interna che conteneva del ghiaccio e lo proteggeva dal sole.
Il diametro della vasca interna – corrisponde al livello della porta dell’entrata – arriva anche a 13 metri e pian piano che si scende giù, quasi per 6 metri, il diametro diminuisce. Perciò l’altezza interiore della ghiacciaia dalla parte più bassa al punto più alto della cupola era 21 metri.
Arrivo a Yazd. Cena e pernottamento in albergo.
5° Giorno, Yazd
Per comprendere la radice del pensiero filosofico di Zaratustra bisogna conoscerne i principi fondamentali. Il messaggio di Zarathustra stabiliva la differenza tra il bene e il male quindi ciò che era giusto da ciò che era sbagliato.
Lo zoroastrismo esiste da tremila anni in Iran ed è il primo monoteismo al mondo. Secondo Zarathustra l’unico Dio, Ahura Mazda, creatore del mondo sensibile e sovrasensibile, provoca un eterno conflitto con le forze delle tenebre, guidate dall’antidio detto Ahriman. Quindi i seguaci di Zarathustra hanno il compito di scegliere fra il bianco e il nero e contribuire con le proprie azioni a salvare il mondo. Dopo l’arrivo dell’Islam nel VII secolo, questa religione, dell’antico impero persiano, venne abbandonata dalla maggior parte delle persone.
Durante il viaggio in Iran sentirete nominare tante volte il nome di Ahura Mazda e il proprio antidio Ahriman; il primo significa “Signore Sapiente”, caratterizzato da luce infinita, onniscienza e bontà ed è uno “Spirito Benevolo”, opposto allo “Spirito Maligno”, il secondo è il signore delle tenebre, della violenza e della morte.
Prima colazione. Intera giornata dedicata alla visita della città, una delle più interessanti dell’Iran e antico centro Zoroastriano.
L’Atash-Kadeh – il Tempio del Fuoco. È sbagliato pensare che gli zoroastriani adorino il fuoco. Prima di recarsi in un Tempio del Fuoco, dove ancora arde il fuoco sacro, bisogna riconoscere il Fuoco come l’elemento sacro perché, secondo questa filosofia, esso è Fonte di Purezza e di Luce. Questa è la vera direzione verso la quale gli zoroastriani praticano il loro culto. Qui a Yazd nel Tempio del Fuoco arde questa fiamma sacra da più di 15 secoli e non è mai stata spenta. Il dovere sacerdotale o quello del Mago del Tempio è quello di svuotare le ceneri e fornire la legna per mantenere la fiamma accesa, affinché i praticanti possano rivolgersi ad essa perché considerata fonte del bene.
La Moschea del venerdì – Dal portale di questa moschea si slanciano i due minareti più alti dell’Iran, infatti misurano 48 metri.
Questa moschea non è famosa solo per l’altezza dei minareti, ma anche per lo splendido portale principale, decorato con piastrelle di maiolica intarsiata; si tratta infatti di un capolavoro artistico che offre una delle opere più affascinanti del viaggio in Iran. Per osservare i dettagli del taglio delle piastrelle di maiolica, basta avvicinarsi alla facciata principale.
Centro storico e antico quartiere Fahadan. Yazd deve la sua fama soprattutto all’architettura della città vecchia, interamente costruita con i mattoni crudi; i più importanti monumenti del centro storico sono però le cosiddette “torri del vento” che sovrastano i tetti e che si possono scorgere già da lontano. Per questo motivo Yazd è stata chiamata la “città delle torri del vento”.
Queste torri, chiamate badgir (letteralmente “acchiappa vento”) servono a procurare la necessaria ventilazione, poiché le case non possiedono molte finestre verso l’esterno. La badgir durante il giorno asporta l’aria calda dall’interno e, durante la notte, conduce aria fresca dall’esterno all’interno dell’edificio. Il sistema sfrutta due condizioni ambientali: la differenza di pressione dell’aria e la differenza di temperatura.
Il Museo dell’Acqua; In Iran, soprattutto nelle zone desertiche come Yazd, esisteva un sistema d’irrigazione sotterraneo che riforniva alle oasi l’acqua fresca dalle falde acquifere, tramite un sistema di canali sotterranei lunghi anche venti chilometri, con dei pozzi di ispezione detti “mil”, scavati artificialmente lungo il percorso del canale. Questi pozzi verticali garantivano l’accesso al tunnel sotterraneo, sia per il prelievo di acqua, sia per facilitare le necessarie opere di manutenzione. I canali, in persiano conosciuti come Kariz o Qanat, venivano scavati fruttando la naturale inclinazione del terreno, in modo che convogliassero le acque delle falde verso i terreni di coltivazione o un centro abitato. Anche nel lungo percorso, i canali subivano una minima perdita di acqua per evaporazione e non contaminavano l’acqua potabile. Tramite il Museo dell’Acqua si ha la possibilità di conoscere i dettagli di questo lavoro millenario dell’Iran.
Si visitano, poi, nel labirinto della città vecchia, circondata da mura, i raffinati esempi di case tradizionali, senza entrare nei siti come Il Mausoleo di Seyed Rokn ad-Din, Il Mausoleo dei 12 Imam, del XII sec., con l’iscrizione in lettere cufiche dei nomi dei 12 Imam Sciiti e la cosiddetta Prigione di Alessandro.
l’antico Bazar e il complesso di Amir Chakhmagh, e il Giardino Dowlat Abad.
La sera si visita Zur-Khaneh, un luogo tipico dedicato allo sport tradizionale iraniano. Zur-Khaneh, detto anche la casa del potere, è nata come l’educazione militare per i soldati durante l’Impero Persiano. (la visita dipende dai giorni e orari dell’allenamento)
Cena in ristorante e pernottamento in albergo.
6° Giorno, Yazd – Abarkuh – Pasargade – Shiraz
Prima colazione. Partenza per Shiraz e prima di lasciare Yazd, visitiamo
Le Torri del Silenzio. Qui tutto si ferma, in questo luogo vi è infatti un cimitero utilizzato fino a circa 70 anni fa ed è molto diverso da quelli comuni perché è un luogo sacro per gli zoroastriani. In questo particolare campo santo i defunti venivano portati in cima alla torre ad opera di speciali addetti i “Salar”, ed erano gli unici che potevano toccare i morti. I cadaveri venivano lasciati all’interno di edifici circolari e lì i corpi, grazie agli agenti atmosferici e agli avvoltoi, diventavano ossa e successivamente venivano spostati nel pozzo al centro della torre, dove avrebbero trovato il riposo perpetuo. I quattro elementi della natura: aria, acqua, fuoco e terra sono considerati sacri dagli Zoroastriani. La terra non poteva essere contaminata con resti umani quindi non era prevista la sepoltura dei corpi e per lo stesso motivo neanche la cremazione. Questi luoghi venivano chiamati: Torri del Silenzio. E qui il silenzio è vero, assordante, addolcito solo dal rumore del vento.
A metà strada, prima di arrivare a Shiraz, si visita la cittadina di Abarkoh: un esempio urbano particolare, dove la costruzione delle case prevedeva l’utilizzo della terra cruda (bioarchitettura) che faceva da isolante sia durante il periodo estivo che invernale. Lo stesso sistema è stato applicato per la costruzione di un’antica ghiacciaia che forniva e produceva il ghiaccio nei mesi più caldi dell’anno. Ad Abarkuh si può ammirare uno dei cipressi più antichi del mondo che, secondo alcune fonti, avrà all’incirca più di 4000 anni.
Si prosegue il viaggio con la visita al sito archeologico di Passargade, la città è stata la prima capitale dell’Impero Persiano fondata nel 546 a.C. da Ciro il Grande durante il suo regno che morì nell’estate del 530 a.C. A Pasargade è nato il vero e proprio Pardis ossia Paradiso il “Giardino Persiano”. Tra i monumenti e rovine nel sito si trovano tre palazzi reali e un magnifico bassorilievo: il Palazzo Privato di Ciro il Grande, il Palazzo delle Udienze e la Tomba di Ciro il Grande. Pasargade una volta era circondata da due fiumi i quali portavano l’acqua in città, tramite un peculiare canale di irrigazione che decantava e forniva l’acqua, passando in mezzo al Giardino persiano.
Arrivo a Shiraz. Cena in ristorante e pernottamento in albergo.
7° Giorno, Shiraz – Persepoli – Shiraz
Prima colazione. La metà della giornata dedicata a escursione di Persepoli, è la città sacra fondata da Dario nel 524 a.C., per celebrare il 21 marzo la festa del Nowruz (giorno nuovo) ovvero il capodanno persiano. Persepoli venne conquistata e bruciata da Alessandro Magno come vendetta del saccheggio che fece Serse durante le guerre persiane. L’escursione a Persepoli approfondisce i dettagli di una maestosa città dove Dario e Serse per costruirla fecero venire i miglior artigiani, pagati e assicurati dalla legge reale. Qui non si fa solo un approfondimento architettonico bensì con i meravigliosi bassorilievi del Palazzo Apadana si può sfogliare un antico libro di stampo antropologico. Tra le rovine si possono visitare i suoi imponenti palazzi che non smettono mai di impressionare i viaggiatori: il Palazzo Cento Colonne dove il Re riceveva i generali, la Sala delle Udienze detto Palazzo Apadana con una pianta quadrata e sei file di colonne, alte fino a 19 metri. Le scalinate di accesso raffigurano cortei di Satrap e le guardie imperiali detti i Soldati Immortali.
Rientro a Shiraz e visiteremo:
Il mausoleo di Hafez è dedicato al sommo poeta del XIV d.C., il mentore di Sufi. La mitezza della filosofia persiana è nata tra le righe delle poesie di Hafez. Ciò che rende il poeta immortale è la trasversalità del significato della sua poesia che evidenzia il frutto del suo pensiero “sufico” a tutti i lettori. Se Shiraz è la patria della poesia mistica lo deve ai suoi poeti. La sorpresa della visita al mausoleo consiste nel fatto che la parola di Hafez è legata a Bacco e a Venere. Per cui leggere Hafez camminando nel suo giardino paradisiaco serve per capire la contraddizione che esiste tra un dolce stilnovista iraniano con la modernità avvenuta: forse potrebbe sembrare una poesia sovversiva!
Il complesso Vakil: Moschea e Bazar è unico in Iran per l’architettura in mattoni dipinti, soffitti a volta creati per mantenere l’aria fresca d’estate e il caldo d’inverno.
Il caravanserraglio Saray-e-Moshir, unico nel suo genere, perché si entra nel cortile primaverile, in cui si può incidere un nuovo “Iter” per il mondo onirico; qui la l’immaginazione può spaziare. Di solito il termine Carovana fa venire in mente i colori dell’ambiente desertico, qualcosa che ha a che fare con i dromedari e con la sabbia del deserto.
Cena in ristorante e Pernottamento in albergo.
8° Giorno, Shiraz – Naqshe Rostam – Isfahan
Dopo la colazione prima di partire per Isfahan, visiteremo la Moschea Nasir a Shiraz una delle più belle del viaggio in Iran
La Moschea Nasir: il termine “eleganza” trova il suo vero significato all’interno di uno spazio sacro con le sue splendide piastrelle di maiolica policrome. Il clima primaverile di Shiraz si rispecchia non a caso sulle pareti, sulla vetrata e sulle squisite decorazioni di piastrelle. Questa moschea è un capolavoro della bellezza artistica della fine del ‘900, chiamata anche Moschea della Rosa, è un luogo molto accogliente, ma quello che colpisce a prima vista è il mondo cromatico proveniente dai petali di rosa, iris e non solo.
Dopo la visita partenza per Isfahan, Sul tragitto, si visita il sito archeologico di Naghsh-e- Rostam, è una necropoli. Un luogo di grande suggestione, conserva ancora oggi le tombe rupestri dei grandi Re Achemenidi. Non è affatto una esagerazione dire che il sito è quello più ricco di tutto l’Iran perché qui vi sono tutte le testimonianze storiche: un magnifico bassorilievo dei Elamiti, 1300 a.C., le forme particolari delle tombe reali e le scritture in persiano antico del 400 a.C., i documenti importantissimi dei Sassanidi e la scrittura del persiano medio del 300 d.C. In un solo sito archeologico, decisamente suggestivo, si può contemplare una Persia ai tempi di Elam fino alla sconfitta di Valeriano il generale romano che combatteva contro Shapur.
A fine giornata si arriva ad Isfahan, una delle città più belle dell’Iran, Cena e pernottamento in albergo.
9° Giorno, Isfahan
“Il fiore delle Mille e una notte” è la ciliegina dell’itinerario e lo troviamo a Isfahan. La città è un quadro storico che completa il viaggio in Iran. Non è un caso che Isfahan ha attirato l’attenzione di Pasolini per girare alcune scene del suo film nella piazza Naghsh-e Jahan. Ed ecco un detto persiano che dice: Isfahan è la metà del mondo. Infatti la fioritura dell’architettura islamica nacque qui nella Piazza Naghsh-e Jahan dove il colore blu turchese domina le sue moschee e il cielo sopra la Piazza, ossia l’antico campo di Polo, col passare del tempo, è diventata la sede delle pregiatissime botteghe artistiche. L’età safavide corrisponde al terzo impero persiano che ha riportato il potere iranico al trono, instaurando una nuova Persia, fondata sulle relazioni politiche, religiose e militari. La presenza della Cattedrale Vank gestita dalla comunità dei cristiani armeni fin dal 1605 d.C., ne fa un esempio eclatante. Tuttavia il potere safavide si ammira nell’arte e così a Isfahan è nata una fase di “rinascimento” della civiltà, della cultura e delle arti persiane. Il periodo rinascimentale islamico in Iran vede il fulmine artistico sotto il governo dello scià Abbas I (1587-1629).
A Isfahan, in pochi secondi, si realizza il sogno di ogni viaggiatore del Medio Oriente: Iran e il suo fascino rinascimentale; basti pensare agli affreschi del Palazzo Quaranta Colonne o il soffitto splendido della sala della Musica del Palazzo Ali Qapu.
Prima colazione. L’intera giornata è dedicata alla visita della città camminando per le vie tra la piazza Naghshe Jahan e le botteghe degli artisti.
Visite della giornata
Piazza Reale o Naghsh-e Jahan, in persiano (l’immagine del Mondo) polo urbanistico della città, ridisegnato da Shah Abbas I. Nella grande piazza centrale Naghsh-e Jahan (metri 512 x 163) si affacciano due serie di archi dove nella parte bassa ci sono tutte le botteghe degli artisti dove producono e vendono la maggior parte dei prodotti dell’artigianato dell’Iran come le miniature, i turchesi e le stoffe. La Piazza Naghshe Jahan ospitava un’èlite di commercianti che erano alla ricerca della raffinatezza artistica. Sempre nella piazza si trovano ancora oggi i pali che servivano a delimitare il campo da Polo realizzato 400 anni fa.
La graziosa “Moschea della Regina o Sheikh Lotfollah” è un capolavoro maestoso del periodo safavide si trova in uno spazio armonioso e completamente riconoscibile per la sua opulenza artistica. Lo Scià Abbas I, ha scelto il talentuoso architetto iraniano, Ali Akbar Isfahani, come capo della costruzione della moschea, la cui fabbricazione è durata di quasi 17 anni. La moschea, per volere dello scià, sarebbe stata dedicata a suo suocero, il teologo libanese che avrebbe poi avuto diritto ad una scuola coranica a Isfahan. Il capolavoro dell’architetto Isfahani ha messo in pratica un modello unico di moschea mai esistita prima d’allora. La moschea infatti non possiede né minareti né cortile interno, né una vasca per l’abluzione. Tuttavia la prodigiosa decorazione esterna e interna, il gioco della luce verso il mihrab, la magnificenza calligrafia con lo sfondo color lapislazzuli e infine la complessità e le beltà dei motivi floreali sotto la cupola hanno fatto sì che la Moschea Sheikh Lotfollah a Isfahan fosse una delle più belle dell’Iran.
la Moschea reale, ossia la Moschea dell’Imam odierna; La genialità dell’architetto Isfahani si nota, volente e nolente, al di fuori dello spazio interno della moschea. Infatti, quando si è completato di visitare la moschea, in mezzo alla piazza Naghsh-e Jahan si vede un’abbondanza insolita di minareti e una deviazione astuta e “voluta” da Isfahani, per un adattamento estetico alla piazza. La Moschea Imam è un capolavoro inconfondibile dove ogni decorazione e ogni particella trova il significato nella simmetria geometrica. Qui il cortile interno è stato decorato con una vasca per le abluzioni, intorno alla quale ci sono quattro imponenti iwan che rappresentano la maestosità dell’uso dei colori blu nello spazio sacro islamico. Oltre alla beltà decorativa, alla cupola a due strati – 36,3 m. di altezza interna e 51 m. quella esterna – dell’iwan meridionale è stato applicato un ottimo sistema per amplificare il suono, durante i richiami del rituale. Si consiglia di camminare con un passo vellutato per sentire il rimbombo.
Il padiglione Ali Qapu è il palazzo in cui il sovrano riceveva i suoi ospiti. Ali Qapu possiede ben sei piani con una porta che metteva in comunicazione la piazza al Palazzo Chehel Sotun. Quando ci si trova in piazza si nota subito la bellissima terrazza con le sue ben 18 colonne, dove sicuramente si può godere una stupenda visione panoramica sulla piazza Naghsh-e Jahan. Il capolavoro del Palazzo consiste nei dettagli incorporati come la vasca del quinto piano, il soffitto intarsiato di legno, la tipologia della pastiglia applicata sulle pareti del palazzo che evidenziano un mondo onirico orientale. Infine, nella colonna vertebrale del Palazzo Ali Qapu serpeggia una scala a chiocciola che porta verso l’incantevole Sala della Musica, decorata con gli stucchi che raffigurano i vasi ed altri temi simili, i quali nell’insieme aiutano a migliorare l’acustica la sala.
Il Palazzo delle Quaranta Colonne ossia Chehel Sotun è il padiglione dove il Re accordava le udienze. A pochi passi dalla Piazza, nel cortile del Chehel Sotun brilla un altro lussurioso Giardino persiano che imbraccia una delle delizie del rinascimento safavide: il padiglione pulsa ancora nel cuore del Giardino persiano come se il lusso della vita reale non fosse mai terminato. Qui gli affreschi si pavoneggiano perché è ben poco definirli raffinati e eleganti. Ammirare i dipinti e le storie che narrano vuol dire aprire una porta culturale e antropologica per identificarsi un attimo con i personaggi più importanti della Storia del Medio Oriente del 1600 – 1700.
Cena in ristorante e pernottamento in albergo.
10° Giorno, Isfahan
La multietnicità iranica è un fattore rilevante per capire l’Iran di oggi. Mentre alcuni nomadi risiedevano e risiedono tuttora nell’altopiano iranico oramai da più secoli, altre etnie come Turkmeni o fedeli di altre religioni, come i cristiani, sono venuti in Iran in seguito a motivi geopolitici, riconoscendo a questo Stato la tolleranza verso le altre etnie e religioni; questo è sempre stato un valore aggiunto dato da una cultura millenaria. Basti solo pensare, in questo preciso caso, agli Armeni che si sono dovuti trasferire in Iran sull’ordine diretto dello scià Abbas I. Infatti, gli Armeni della zona Jolfa dell’Armenia, negli anni venti del seicento hanno lasciato per sempre la loro patria, devastata a causa di un continuo conflitto tra ottomani e safavidi, e sono venuti a Isfahan, iniziando una nuova fase socio-religiosa, costruendo sia le loro chiese che la sede principale del loro cosiddetto Califfato Armeno. Il quartiere Jolfa a Isfahan ha accolto gli Armeni, e lo scià Abbas I, in un manoscritto, firmato da lui stesso, ha permesso loro di instaurare nuovi rapporti commerciali e religiosi, concedendo loro una certa libertà completamente sostenuta da parte della Corte safavide. Gli Armeni hanno aperto una importante via commerciale nel cuore della Capitale dei safavidi “Isfahan”. In più la sede del Califfato degli Armeni focalizza in primis la pubblicazione dei nuovi testi religiosi, utilizzando l’invenzione di Gutenberg in Iran. Tutto sommato Isfahan è un riassunto storico degli eventi gestiti dagli Armeni, i quali tutt’ora vivono nel quartiere di Jolfa dove la bellezza architettonica e i dettagli degli affreschi della Cattedrale Vank sorprendono qualsiasi tipo di viaggiatore.
Cattedrale Vank e il proprio Museo narrano la storia della diaspora del popolo armeno che da più di 300 anni vivono fuori dalla loro madre terra. L’Iran non solo sapeva come accogliere i suoi ospiti, ma soprattutto li proteggeva dai seri conflitti che minacciavano la vita sociale nel quartiere armeno di Isfahan. Oggi, nel cortile della Cattedrale Vank, gli Armeni con tanta cura e cautela hanno aperto un nuovo museo etnologico, dove è possibile immergersi nella vera e propria cultura di un paese tanto lontano e quasi, grazie alle informazioni esposte nelle gallerie di questa vetrina storica del popolo armeno. Ma la storia non finisce qui perché la Cattedrale Vank – non è l’unica Chiesa a Isfahan – invita la comunità armena a celebrare le festività religiose e soprattutto a commemorare il genocidio. Infatti, ogni anno il 24 aprile, gli Armeni si radunano nella Cattedrale Vank commemorando la deportazione e l’eliminazione dei loro connazionali, circa 1,5 milioni di morti. Appena si entra nel elegantissimo cortile della Cattedrale Vank, scendendo dalle scalinate dell’entrata principale si nota uno dei monumenti più importanti del popolo armeno, dedicato alle persone deportate durante la grande tragedia.
Spostarsi a Isfahan vuol dire farsi sorprendere ed arricchirsi della cultura locale. Quando dal quartiere Jolfa si va verso la Moschea del venerdì (Masged Jamè) bisogna assolutamente attraversare il fiume Zayandeh Rud. Durante il tragitto si vede un semplice segno di come il fiume segnava il confine urbano tra i due quartieri religiosi di Isfahan. Il passaggio dalla zona degli Armeni, arrivando nella zona popolarissima di Moschea del venerdì, ci porta di nuovo verso la religione ufficiale dell’Iran: lo sciismo. La visita della Moschea del venerdì a Isfahan, a dir poco, è la visita più importante perché qui si possono ammirare il progresso architettonico islamico che è avvenuto dal settimo secolo fino al 1900. Per cui non è sbagliato sottolineare il fatto che la Moschea del venerdì è la più antica e la più completa in tutto il paese. Qui i dettagli sono infiniti e gli spazi sono immensi. Proprio in questa Moschea è nato un modello esemplare di altare detto il Mihrab di Olgiaito, nel XIV sec; la costruzione presenta una complessa composizione in stucco costituita da iscrizioni tridimensionali che si fondono con intagli floreali e geometrici. La Moschea ha due spazi nettamente riconoscibili anche per l’occhio inesperto: spazio interno e spazio esterno. È meraviglioso ammirare la monocromaticità dei colori dei mattoni nello spazio interno ed i colori blu turchese e lapislazzuli nello spazio esterno. Il passaggio da uno spazio all’altro ci fa viaggiare nel tempo soprattutto quando ci si trova sotto la magnifica Cupola di Taj al-Moluk reputata come la più bella, tra quelle in mattoni, in tutto l’Iran.
La fine della visita alla Moschea del venerdì ci porta ora ad una scoperta inaspettata in mezzo al trafficare della gente. Qui a Isfahan quando termina una visita riparte un’altra e il viaggiatore incoscientemente si prepara ad ascoltare le narrazioni della città come se Shahrzad le leggesse direttamente da “Mille e Una Notte”. Ed ecco il bazar popolare subito dopo l’uscita dell’entrata principale della Moschea. Per chi ama perdersi nelle viuzze popolari, deve sapere che giunta l’ora di essere liberi dai canoni facendo una passeggiata tra le botteghe e i profumi e in questo modo si raggiunge in 40 minuti la Piazza Naghshe Jahan. Prima di girare a destra e seguire i corridoi coperti del Bazar, si può soddisfare la curiosità del viaggiatore andando direttamente in un altro quartiere storico di Isfahan, per visitare tutte le Sinagoghe della comunità ebraica di Isfahan, dove gli Ebrei praticano il loro culto. Si parla di una multietnicità nel senso vero della parola e non facilmente trovabile in altre parti del mondo.
La visita dei ponti sul fiume Zayandeh-Rud, il Ponte Sio Se Pol (delle 33 arcate) e il Ponte Khaju (Pol-e-Kaju).
Tempo libero. Cena in ristorante e pernottamento in albergo.
11° Giorno, Isfahan – Natanz – Abyaneh – Aeroporto
Il sole sta calando e il paesaggio, del viaggio di ritorno, diventa sempre più rossiccio a seconda dei raggi di sole che colpiscono la via del ritorno verso Tehran. Il viaggio in Iran sembra iniziato proprio due ore fa, e non appena stai, pian piano, capendo l’Iran e gli iraniani arriva il tempo di chiudere la bisaccia e ripartire per il proprio paese. Però c’è una netta differenza nella bisaccia prima della partenza e dopo; ora è piena non solo di tante emozioni e di entusiasmo, ma anche di tanta cultura. Di solito il viaggiatore si preoccupa dei kili in più nella bisaccia e mentre fissa il colore del cielo pensa a come organizzare i regali; vorrebbe comprare tutto dai pistacchi, ai tessuti, ai turchesi. Sappiamo però che nella bisaccia ci sta tutto tranne una cosa: l’ospitalità della gente che abbiamo trovato in giro per i Bazar, nei ristoranti o nei siti archeologici. Questa immagine rimane incisa nei cuori ed è il souvenir immortale che il viaggiatore si porta ovunque andrà e per tutti coloro che hanno apprezzato questo tour sarà una giusta motivazione per tornare in Iran per la seconda volta.
Lungo il percorso si visita la cittadina di Natanz, per ammirare la Moschea del venerdì, Masged Jamè, e il Mausoleo di Abdol-Samad.
Si prosegue il viaggio lungo le pendici del monte Karkas “avvoltoio” ed ecco che si entra in un palcoscenico meraviglioso, dato da una vallata dove possiamo ammirare uno dei più antichi villaggi tradizionali dell’Iran “Abyaneh”, a quota 2200 mt sul livello del mare. Il borgo, che trova le sue origini nell’età achemenide del 400 a.C., è circondato dalle rovine di una fortezza sassanide del 300 d.C. ed è anche famoso sia per il color rosso ocra delle case che per la rosa disegnata sul lungo foulard indossato dalle donne del villaggio. (la fattibilità della visita dipende dalla stagione e la neve)
Si prosegue il viaggio fino all’aeroporto. Cena e breve riposo all’albergo IBIS presso l’aeroporto.
12° Giorno, Tehran – Italia
Proseguiamo per l’aeroporto internazionale ” Imam Khomeini”.
RECENSIONI DEL TOUR
Bellissimo indimenticabile viaggio GRAN TOUR IRAN aprile 2012 grazie Sama e Hamed!!!!!
E’ stato un viaggio bellissimo, fatto in gruppo, ricco di storia, paesaggi, architettura e arte. La gente è eccezionalmente ospitale, con tanta voglia di incontrarci. Hamed e Sama sono un ottimo supporto per il successo del viaggio. Grazie!
Abbiamo fatto questo viaggio meraviglioso, fantastico, e perché no,poterlo raccontare, completamente diverso da quello che si pensa e che ci arriva dai media. Se poi ad accompagnare i gruppi come Sama e Hamed, persone veramente squisite ed eccezionali, sempre presenti a soddisfare qualsiasi richiesta, domande, traduzioni e consigli vari, allora il tour risultera’ decisamente appagante. Il tutto (e ti pare poco) accompagnato dall’immancabile mokona. Un abbraccio Veraldo e Roberta
Io sono rimasta semplicemente incantata da un posto che sognavo di visitare sin da quando ero una studentessa alle prese con la storia dei persiani….e sulla mia strada ho incontrato le persone migliori per vivere appieno questa esperienza….due PERSIANI d’eccellenza….SAMA E HAMED….grazie ancora!!!
Visitare l’Iran con una guida preparata è fondamentale per entrare più a fondo nella cultura del paese. Hamed e Sama sono guide preparate, versatili… e naturalmente ospitali, come solo gli iraniani sanno essere. Ho avuto modo di viaggiare con loro nell’agosto del 2015 e il viaggio è stato spettacolare. Al di la dell’impeccabile servizio di guida ci tengo a segnalare anche la puntualità e la precisione nell’organizzazione degli altri servizi turistici (es: transfer, hotels).
Viaggio in un paese molto interessante e bello incontrando persone dalla gentilezza commovente, di cui Sama e Hamed ci hanno costantemente dato esempio con la loro instancabile attenzione. Dal momento del rientro ho un sogno, meglio: un progetto: ritornare in Iran, rivedere Sama e Hamed ai quali auguro lavoro, forza, salute, fortuna e incontri felici….. Che Dio vi protegga e mantenga così!
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