“Dagli Elamiti alla Persepolis” è un viaggio alla scoperta della civiltà antica dell’altopiano iranico durante il quale si possono seguire le tracce della civiltà iranica “Ilam”, attraverso il tempio più rigoroso nella mezza luna fertile: la ziggurat di Chogha Zanbil. Nell’Iran sud-occidentale, ossia nel territorio che chiamiamo Ilam, che sarebbe poi diventato la Persia, era in corso da diversi decenni un processo di acculturazione tra gli elementi elamiti e iranici, che trovò espressione politica proprio nella dinastia iranica degli Achemenidi. Durante il viaggio tra i Mulini di Shushtar e la capitale di Dario a Susa ammiriamo le città più suggestive del paese: dopo aver visitato Tehran, la moderna capitale del paese, il viaggio prosegue per Ahwaz, Shiraz, Yazd e Isfahan. Queste sono le città più storiche dell’Iran che si trovano nella zona sud-occidentale e centrale del Paese. Essi rappresentando la storia delle civiltà iraniche arricchiscono il bagaglio culturale di ogni tipo di viaggiatore.
Pochi luoghi al mondo sono in grado di offrici la possibilità visitare un tempio dei pagani del XIII sec. a.C., un tempio del fuoco degli zoroastriani e la moschea più bella in assoluto in Iran a Isfahan. Tutto ciò può capitare solo in viaggio “Dagli Elamiti alla Persepolis. Infatti in Iran la cultura religiosa è un punto rilevante e, nello specifico, esiste una metamorfosi tra il culto dello zoroastrismo e l’islam sciita. I passaggi del cambiamento religioso si possono toccare con mano perché ancora oggi durante il viaggio in Iran si possono visitare i luoghi di culto delle grandi civiltà o le più importanti religioni del mondo: la Ziggurat di Chogha Zanbil a Susa, il Tempio del Fuoco a Yazd, la Moschea Nasir a Shiraz e la Cattedrale Vank a Isfahan. Solo viaggiando si possono scoprire queste meraviglie, le quali, durante il tour, si rivelano pienamente ai nostri occhi. Passando da Ahwaz a Shiraz, da Chogha Zanbil a Persepolis, da Tehran a Kashan si ammira la storia di una terra colma di bellezza e queste città dal fascino seducente narrano un’incantevole realtà ereditata dall’antica civiltà degli Elamiti.
LUOGO DI PARTENZA / RITORNO | Aeroporto internazionale IKA | ||||
ORARIO DI PARTENZA | Si prega di arrivare almeno 3 ore prima del volo. | ||||
INCLUSO |
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NON INCLUSO |
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1° Giorno, Italia - Teheran
Partenza con volo di linea. Arrivo nella capitale dell’Iran Tehran situata ai piedi dei monti Alborz. Incontro con la guida di SITO Travel. Trasferimento in albergo, pernottamento.
2° Giorno, Tehran– Ahwaz
Cominciamo il viaggio con la visita della capitale dell’Iran Tehran: la città più movimentata e cosiddetta effervescente iraniana. La megalopoli iraniana con più di 8 milioni di abitanti, dimostra la sua raffinatezza in un’atmosfera caotica come tutte le grandi città del mondo. Tehran è però una pagina fondamentale della storia moderna in quanto mette a disposizione dei viaggiatori i suoi straordinari musei come il Museo dei Gioielli che ne espone la Collezione più importante al mondo. I progressi artistici, gli interventi architettonici e la rinascita dei tanti caffè allo stile tradizionale persiano, ha reso Tehran, in questi anni, un labirinto affascinante tanto da sorprendere il viaggiatore in ogni angolo urbano.
Le visite di Tehran:
- Il Museo Archeologico Nazionale dell’Iran ripercorre la storia, l’arte e la cultura attraverso i reperti archeologici che vanno dal VI millennio a.C., fino al periodo islamico, VII secolo d.C. Al Museo di Tehran si trova una splendida collezione di ceramiche, di terrecotte e di bronzi e in più, ogni semestre, vi è un’esposizione provvisoria di oggetti, di alto valore archeologico, prestati da altri musei come quello di Venezia, Berlino e ect.
- Palazzo Golestan è situato vicino al Gran Bazar ed è un complesso notevole che trova la sua radice nel XVI secolo, quando Tehran, pian piano, si trasformò da un villaggio a una città vera e propria. Golestan significa “roseto” perché è un tipico esempio dei meravigliosi Giardini persiani. La storia moderna iraniana deve tanto al complesso dove Mohammad Reza Pahlavi si è incoronato proclamandosi successore di Ciro il Grande. In seguito si visita l’ingresso del Gran Bazar di Tehran dove si vende “di cotto e di crudo” e come si dice in persiano si vendono pure “il latte della gallina e l’anima umana”.
- Il Museo Nazionale dei Gioielli, (apertura solo da Sabato a Martedì) è situato in un’enorme cassaforte con una porta spessa di 25 cm, ed è allestito nei forzieri sotterranei della Banca Centrale Iraniana. Il museo ospita i gioielli della corona, il mappamondo tempestato di gemme, un tripudio di pietre preziose, diademi, corone della famiglia Pahlavi e il più grande diamante rosa esistente nel mondo detto anche Darya-e Nour (Mare di Luce) di 182 carati. Il diamante è un simbolo della vittoria che Nadir, scià nel 1739, aveva portato in Iran dopo la sua vittoriosa campagna in India.
- Alternativa al posto di Museo dei Gioielli, è il Museo dei Tappeti.
Trasferimenti all’aeroporto domestico e partenza per Ahwaz. Arrivo a Ahwaz, trasferimento in albergo e pernottamento.
3° Giorno, Ahwaz – Susa – Shushtar – Ziggurat – Ahwaz
Giornata dedicata ai siti di grande importanza sia dal punto di vista storico che archeologico. Per comprendere la storia dell’Iran è necessario conoscere la civiltà più antica dell’altopiano iranico: Ilam. Con questo termine, già nel periodo della III Dinastia di Ur, gli abitanti della Mesopotamia facevano riferimento alle genti che si trovavano a oriente rispetto a loro. Qualche secolo più tardi (verso il 1800 a.C.), poco prima del regno di Hammurabi a Babilonia, il termine di Ilam compare anche nella titolatura dei sovrani di Susa. Infatti il termine “Ilam o Elam”, nato per indicare genericamente gli stranieri che vivevano nelle montagne a oriente del bassopiano mesopotamico nel momento in cui la sua élite prendeva il potere nella città di Susa, dando visibilità internazionale a ciò che prima rimaneva probabilmente confinato nelle remote valli della catena di Zagros. Attraverso la Mesopotamia, il termine sarebbe poi arrivato nei libri biblici e da lì ha rappresentato per l’Europa l’unica trasmissione ininterrotta dell’esistenza di questa civiltà antica.
- Ziggurat di Chogha Zanbil: la religione elamita è difficile da comprendere poiché, la maggioranza delle fonti epigrafiche e archeologiche provengono dalla Susiana: una regione che è stata fortemente influenzata dalla cultura mesopotamica. Per questa ragione, molte divinità sumeriche e accadiche hanno beneficiato di templi e culti sia a Susa che in Ilam. È interessante notare come, durante i quattro secoli di potere elamita sull’Acropoli di Susa vi fossero dei templi dedicati sia a divinità suso-mesopotamiche che a divinità propriamente elamite. Infatti si ha la netta impressione che la religione fosse, come in Mesopotamia, onnipresente nella vita dei Susiani. Qualche volta forse i messaggeri babilonesi dovettero presentarsi al cospetto del re percorrendo circa 35 km oltre Susa, verso sud-est, dove Untash-Napirisha stava facendo edificare un monumentale centro celebrativo-cerimoniale chiamato Al Untash-Napirisha “la città di Untash-Napirisha” e oggi famoso con il nome moderno di Chogha Zanbil. Questo toponimo, che significa “collinetta cesto”, nacque probabilmente in riferimento all’impressionante massa di terra, sagomata dagli agenti atmosferici nella forma arrotondata di un paniere capovolto. La ziggurat o ziqqurat (105 m di lato) a quattro piani con un tempio sommitale e un’altezza stimata di oltre 50 m, circondata da numerosi edifici, templi e palazzi, e protetta da tre cinte di mura. La ziggurat era formata da una struttura massiccia in mattoni crudi, rinforzata da travi di legno, che ne permettevano anche il collegamento con il paramento esterno in mattoni cotti. Ogni piano della ziggurat è adibito a funzioni specifiche: nella parte più alta della costruzione si trova il tempio vero e proprio “sanctum sanctorum”, con l’altare e le statue dedicate alla divinità protettrice, a cui può accedere solo il re sacerdote; nei piani intermedi spesso si trovano le scuole di scrittura e lungo i gradoni si affacciano gli stanzette dei sacerdoti; nella parte inferiore si trovano i magazzini per conservare le merci da utilizzare in caso di necessità, gli archivi per conservare le tavolette di argilla su cui sono registrati i contratti o le quantità di merci consegnate al tempio. Sul paramento esterno della Ziggurat, oltre alla presenza dei pomelli, erano posti dei filari di mattoni la cui faccia in vista recava un’iscrizione. I filari iscritti erano disposti ogni dieci di mattoni non iscritti. Su ogni mattone fu posta la stessa iscrizione:
Io Untash-Napirisha, il figlio di Humpan-umena, il re di Anshan e Susa.
Affinché (io) possa prolungare la mia vita, la mia prospera dinastia, non veda la fine? … della mia prole.
Il Sian in mattoni cotti (e) il Kukunum in (mattoni) Upkum ho costruito.
Al dio Inshushinak del Sian-kuk li ho offerti
Io la ziqqurat ho innalzato
Ciò che mi sono sforzato di realizzare possa essere gradito in mio favore al dio Inshushinak.
Si prosegue con la visita a complesso dei Mulini d’acqua, Shushtar dove si possono ammirare le case, i mulini e un esemplare modello di un sistema idraulico del periodo sasanide.
- Susa, a partire dal 2400 al 1500 a.C., e fino a quando i re achemenidi stabilirono il loro dominio sulla Persia e, ben presto, su tutti gli antichi reami del Vicino Oriente, fino all’Egitto, la città di Susa si troverà sotto la dominazione mesopotamica o sotto quella elamita. Per i mesopotamici la città costituì, probabilmente, una tappa per le spedizioni lanciate verso l’est contro i regni elamiti, attirati dalle ricchezze naturali dell’altopiano iranico, quali legno, pietre e metalli, non reperibili nel loro territorio. Nel VI secolo a.C., sotto la guida di Ciro il Grande e poi di Cambise, essi avevano conquistato quasi tutte le terre africane e asiatiche conosciute dai Greci antichi: la Mesopotamia, la Siria, la Libia, l’Egitto, la Palestina e l’Asia Minore. All’inizio del V secolo a.C., i Persiani erano governati da Dario, il “Re dei Re”, il cui programma di governo era di non procedere ad altre conquiste, ma di dare una perfetta organizzazione all’Impero che aveva ereditato. Dario divise l’intero territorio imperiale in venti “province”, che chiamò Satrapìe perché erano affidate al governo di un “Sàtrapo”, cioè di un governatore. Il Sàtrapo era dotato di ampi poteri militari e civili, ma poteva essere licenziato con un semplice ordine del re. All’epoca non esistevano strade, se non alcune brevissime che portavano da una città al suo santuario o al suo porto sul mare. Dario, che aveva bisogno di collegare tutto il suo Impero, realizzò l’impresa straordinaria di costruire una strada lunga 2683 km, la Strada reale, che portava da Susa, nel cuore dell’Asia, a Sardi, sul Mediterraneo. Susa, prima con Dario e poi con Serse, divenne la capitale politica e amministrativa di grande importanza grazie ai collegamenti di queste cosiddette strade reali. Susa, l’odierna Shush, prima di Dario fu la capitale dell’antico regno dell’Ilam e, nel 1175 a.C., il sovrano Shutruk Nakhunte portò il bottino preso all’antica città di Babilonia, tra cui la famosa pietra di diorite su cui era stato inciso il codice di Hammurabi che venne trovata a Shush in Iran. In periodo più tardo, dopo essere stata devastata dal sovrano assiro Ashur Banipal nel 646 a.C., divenne residenza imperiale dei Persiani achemenidi.
Ritorno a Ahwaz. Cena in ristorante e pernottamento in albergo.
4° Giorno, Ahwaz – Shiraz
Partenza per Shiraz attraversando il percorso lungo tra Khuzestan e Fars, le due regioni che ci permettono di visitare le antiche rovine della città di Bishapur e i bassorilievi dello stretto di Choghan conosciuto come Tanghe Choghan.
Dopo la caduta dei Parti, i Sassanidi ripresero il potere rinnovando un nuovo impero persiano: Impero Sassanide. Il nome sassanide o sasanide identifica la dinastia che resse la Persia tra il dominio partico e la conquista islamica 636 d.C. Il termine sassanide deriva da quello di Sasan, che fu sacerdote del Tempio di Anahita – la dea dell’acqua – a “Estakhr o Istakhr”, città del Fars, che al tempo era un regno che faceva parte dell’impero partico. Babak, suo figlio, governatore della città, approfittando della guerra di successione tra i pretendenti al trono dell’impero all’inizio del terzo secolo, si ribellò e si proclamò re di Persia. Ardashir I, anche conosciuto dalle popolazioni di lingua greca come Artaserse, succeduto al padre, espanse il suo dominio alle province confinanti e giunse al punto in cui Artabano IV, sovrano partico, decise di muovergli guerra. Ma Ardashir sconfisse l’esercito partico e lo stesso Artabano morì, così il sassanide fu libero di conquistare le restanti province iraniane e mesopotamiche e venne incoronato Shahan shah (Re dei Re) a Ctesifonte nel 226 d.C. Il figlio Shapur I salì al trono nel 241d.C., e continuò la politica espansionistica con mire a oriente verso l’Afghanistan e le steppe asiatiche e a occidente, verso il Mediterraneo e i confini romani.
Bishapur, era antica capitale dell’Impero Sasanide, fu costruita con l’aiuto dei soldati romani sconfitti dal Shapur I nell’assedio di Edessa nel 260 a.C., dove lo stesso imperatore Valeriano venne preso come prigioniero. Poco più avanti dalla città di Bishapur, su due lati del fiume Chogan, ci sorprenderanno i sei grandi bassorilievi della costa rocciosa dove gli Imperatori Sasanidi scolpirono le loro vittorie.
Dopo la visita alla città di Bishapur e i bassorilievi dei due lati del fiume, si prosegue lungo il bellissimo percorso montuoso per arrivare a Shiraz.
Arrivo a Shiraz. Cena e pernottamento in albergo.
5° Giorno, Shiraz– Persepoli
In mattinata dopo la colazione andiamo a scoprire la Moschea Nasir: il termine “eleganza” trova il suo vero significato all’interno di uno spazio sacro con le sue splendide piastrelle di maiolica policrome. Il clima primaverile di Shiraz si rispecchia non a caso sulle pareti, sulla vetrata e sulle squisite decorazioni di piastrelle. Questa moschea è un capolavoro della bellezza artistica della fine del ‘900, chiamata anche Moschea della Rosa, è un luogo molto accogliente, ma quello che colpisce a prima vista è il mondo cromatico proveniente dai petali di rosa, iris e non solo.
- Il mausoleo di Hafez è dedicato al sommo poeta del XIV d.C., il mentore di Sufi. La mitezza della filosofia persiana è nata tra le righe delle poesie di Hafez. Ciò che rende il poeta immortale è la trasversalità del significato della sua poesia che evidenzia il frutto del suo pensiero “sufico” a tutti i lettori. Se Shiraz è la patria della poesia mistica lo deve ai suoi poeti. La sorpresa della visita al mausoleo consiste nel fatto che la parola di Hafez è legata a Bacco e a Venere. Per cui leggere Hafez camminando nel suo giardino paradisiaco serve per capire la contraddizione che esiste tra un dolce stilnovista iraniano con la modernità avvenuta: forse potrebbe sembrare una poesia sovversiva!
- Il complesso Vakil: Moschea e Bazar è unico in Iran per l’architettura in mattoni dipinti, soffitti a volta creati per mantenere l’aria fresca d’estate e il caldo d’inverno.
- Il caravanserraglio Saray-e-Moshir, unico nel suo genere, perché si entra nel cortile primaverile, in cui si può incidere un nuovo “Iter” per il mondo onirico; qui la l’immaginazione può spaziare. Di solito il termine Carovana fa venire in mente i colori dell’ambiente desertico, qualcosa che ha a che fare con i dromedari e con la sabbia del deserto.
Dopo il pranzo partiamo per Persepoli, è la città sacra fondata da Dario nel 524 a.C., per celebrare il 21 marzo la festa del Nowruz (giorno nuovo) ovvero il capodanno persiano. Persepoli venne conquistata e bruciata da Alessandro Magno come vendetta del saccheggio che fece Serse durante le guerre persiane. L’escursione a Persepoli approfondisce i dettagli di una maestosa città dove Dario e Serse per costruirla fecero venire i miglior artigiani, pagati e assicurati dalla legge reale. Qui non si fa solo un approfondimento architettonico bensì con i meravigliosi bassorilievi del Palazzo Apadana si può sfogliare un antico libro di stampo antropologico. Tra le rovine si possono visitare i suoi imponenti palazzi che non smettono mai di impressionare i viaggiatori: il Palazzo Cento Colonne dove il Re riceveva i generali, la Sala delle Udienze detto Palazzo Apadana con una pianta quadrata e sei file di colonne, alte fino a 19 metri. Le scalinate di accesso raffigurano cortei dei Satrapi e le guardie imperiali detti i Soldati Immortali.
A due passi dal sito archeologico esiste una struttura storica che oggi funge da albergo. Quest’ultimo una volta ospitava gli archeologici e capi delle squadre che lavoravano tra 1930 – 40 durante gli scavi a Persepoli. Negli anni 60 e 70 lo Scià della Persia, Mohammad Reza e la sua terza moglie, Farah Diba, si rivolsero a questo albergo in occasione del 2500º anniversario della fondazione dell’Impero Achemenide (il primo Impero Persiano) da parte di Ciro il Grande. Dopo la visita torniamo in Apadana Hotel e la sera saremmo gli unici ad avere la possibilità di camminare sotto le mura della magnifica Persepoli.
6° Giorno, Shiraz – Naghshe Rostam – Pasargad – Yazd
Giornata di trasferimento e visite. Durante il tragitto si visita il sito archeologico di Naghsh-e- Rostam. Si tratta di una necropoli di grande suggestione che conserva ancora oggi le tombe rupestri dei grandi Re Achemenidi. Non è affatto una esagerazione dire che il sito è quello più ricco di tutto l’Iran perché qui vi sono tutte le testimonianze storiche: un magnifico bassorilievo degli Elamiti, 1300 a.C., le forme particolari delle tombe reali e le scritture in persiano antico del 400 a.C., i documenti importantissimi dei Sassanidi e la scrittura del persiano medio del 300 d.C. In un solo sito archeologico, decisamente suggestivo, si può contemplare una Persia ai tempi di Ilam fino alla sconfitta di Valeriano il generale romano che combatteva contro Shapur.
Si prosegue il viaggio con la visita al sito archeologico di Passargade, la città è stata la prima capitale dell’Impero Persiano fondata nel 546 a.C., da Ciro il Grande durante il suo regno che morì nell’estate del 530 a.C. A Pasargade è nato il vero e proprio Pardis ossia Paradiso il “Giardino Persiano”. Tra i monumenti e rovine nel sito si trovano i palazzi reali e un magnifico bassorilievo: il Palazzo Privato di Ciro il Grande, il Palazzo delle Udienze e la Tomba di Ciro il Grande. Pasargade una volta era circondata da due fiumi i quali portavano l’acqua in città, tramite un peculiare canale di irrigazione che decantava e forniva l’acqua, passando in mezzo al Giardino persiano.
A metà strada, prima di arrivare a Yazd, si visita la cittadina di Abarkoh: un esempio urbano particolare, dove la costruzione delle case prevedeva l’utilizzo della terra cruda (bioarchitettura) che faceva da isolante sia durante il periodo estivo che invernale. Lo stesso sistema è stato applicato per la costruzione di un’antica ghiacciaia che forniva il ghiaccio nei mesi più caldi dell’anno.
Arrivo a Yazd. Cena in ristorante e pernottamento in albergo.
7° Giorno, Yazd
Per comprendere la radice del pensiero filosofico di Zaratustra bisogna conoscerne i principi fondamentali. Il messaggio di Zarathustra stabiliva la differenza tra il bene e il male quindi ciò che era giusto da ciò che era sbagliato.
Lo zoroastrismo esiste da tremila anni in Iran ed è il primo monoteismo al mondo. Secondo Zarathustra l’unico Dio, Ahura Mazda, creatore del mondo sensibile e sovrasensibile, provoca un eterno conflitto con le forze delle tenebre, guidate dall’anti-Dio detto Ahriman. Quindi i seguaci di Zarathustra hanno il compito di scegliere fra il bianco e il nero e contribuire con le proprie azioni a salvare il mondo. Dopo l’arrivo dell’Islam nel VII secolo, questa religione, dell’antico impero persiano, venne abbandonata dalla maggior parte delle persone.
Durante il viaggio in Iran sentirete nominare tante volte il nome di Ahura Mazda e il proprio antidio Ahriman; il primo significa “Signore Sapiente”, caratterizzato da luce infinita, onniscienza e bontà ed è uno “Spirito Benevolo”, opposto allo “Spirito Maligno”, il secondo è il signore delle tenebre, della violenza e della morte.
Prima colazione. Intera giornata dedicata alla visita della città, una delle più interessanti dell’Iran e antico centro Zoroastriano.
- L’Atash-Kadeh – il Tempio del Fuoco. È sbagliato pensare che gli zoroastriani adorino il fuoco. Prima di recarsi in un Tempio del Fuoco, dove ancora arde il fuoco sacro, bisogna riconoscere il Fuoco come l’elemento sacro perché, secondo questa filosofia, esso è Fonte di Purezza e di Luce. Questa è la vera direzione verso la quale gli zoroastriani praticano il loro culto. Qui a Yazd nel Tempio del Fuoco arde questa fiamma sacra da più di 15 secoli e non è mai stata spenta. Il dovere sacerdotale o quello del Mago del Tempio è quello di svuotare le ceneri e fornire la legna per mantenere la fiamma accesa, affinché i praticanti possano rivolgersi ad essa perché considerata fonte del bene.
- La Moschea del venerdì – Dal portale di questa moschea si slanciano i due minareti più alti dell’Iran, infatti misurano 48 metri.
Questa moschea non è famosa solo per l’altezza dei minareti, ma anche per lo splendido portale principale, decorato con piastrelle di maiolica intarsiata; si tratta infatti di un capolavoro artistico che offre una delle opere più affascinanti del viaggio in Iran. Per osservare i dettagli del taglio delle piastrelle di maiolica, basta avvicinarsi alla facciata principale.
- Centro storico e antico quartiere Fahadan. Yazd deve la sua fama soprattutto all’architettura della città vecchia, interamente costruita con i mattoni crudi; i più importanti monumenti del centro storico sono però le cosiddette “torri del vento” che sovrastano i tetti e che si possono scorgere già da lontano. Per questo motivo Yazd è stata chiamata la “città delle torri del vento”.
Queste torri, chiamate badgir (letteralmente “acchiappa vento”) servono a procurare la necessaria ventilazione, poiché le case non possiedono molte finestre verso l’esterno. La badgir durante il giorno asporta l’aria calda dall’interno e, durante la notte, conduce aria fresca dall’esterno all’interno dell’edificio. Il sistema sfrutta due condizioni ambientali: la differenza di pressione dell’aria e la differenza di temperatura.
- Il Museo dell’Acqua, In Iran, soprattutto nelle zone desertiche come Yazd, esisteva un sistema d’irrigazione sotterraneo che riforniva alle oasi l’acqua fresca dalle falde acquifere, tramite un sistema di canali sotterranei lunghi anche venti chilometri, con dei pozzi di ispezione detti “mil”, scavati artificialmente lungo il percorso del canale. Questi pozzi verticali garantivano l’accesso al tunnel sotterraneo, sia per il prelievo di acqua, sia per facilitare le necessarie opere di manutenzione. I canali, in persiano conosciuti come Kariz o Qanat, venivano scavati fruttando la naturale inclinazione del terreno, in modo che convogliassero le acque delle falde verso i terreni di coltivazione o un centro abitato. Anche nel lungo percorso, i canali subivano una minima perdita di acqua per evaporazione e non contaminavano l’acqua potabile. Tramite il Museo dell’Acqua si ha la possibilità di conoscere i dettagli di questo lavoro millenario dell’Iran.
Si visitano, poi, nel labirinto della città vecchia, circondata da mura, i raffinati esempi di case tradizionali, senza entrare nei siti come Il Mausoleo di Seyed Rokn ad-Din, Il Mausoleo dei 12 Imam, del XII sec., con l’iscrizione in lettere cufiche dei nomi dei 12 Imam Sciiti e la cosiddetta Prigione di Alessandro.
- l’antico Bazar e il complesso di Amir Chakhmagh, e il Giardino Dowlat Abad.
- La sera si visita Zur-Khaneh, un luogo tipico dedicato allo sport tradizionale iraniano. Zur-Khaneh, detto anche la casa del potere, è nata come l’educazione militare per i soldati durante l’Impero Persiano. (la visita dipende dai giorni e orari dell’allenamento)
Cena in ristorante e pernottamento in albergo.
8° Giorno, Yazd – Meybod – Naein – Isfahan
Dopo aver fatto la colazione, partenza verso Isfahan. Per raggiungere la città di’Isfahan, si debbono attraversare due città desertiche: Naein e Meybod.
- A Meybod si visita un caravanserraglio, un ghiacciaio tradizionale e la brillante industria delle piastrelle e ceramiche. Il termine del caravanserraglio è composto di kārwān “carovana di cammelli” e sarāy “edificio” che indica un edificio o un insieme di edifici destinati – in oriente – ad accogliere viaggiatori e mercanzie, sia come luogo di sosta e di tappa sulle strade commerciali sia come punto di arrivo o di deposito delle merci in prossimità o all’interno delle città. Il caravanserraglio a sua volta si divideva in due diverse categorie sociali: reale e popolare. A Meybod esiste un complesso che comprende un Caravanserraglio e la sua Ghiacciaia. Questa costruzione a forma di trullo serviva soprattutto per la conservazione del ghiaccio durante il periodo estivo. La produzione del ghiaccio avveniva durante il periodo invernale nelle vaschette esterne davanti alla ghiacciaia. Essa con la sua forma conica, proteggeva la vasca interna che conteneva del ghiaccio e lo proteggeva dal sole.
Il diametro della vasca interna – corrisponde al livello della porta dell’entrata – arriva anche a 13 metri e pian piano che si scende giù, quasi per 6 metri, il diametro diminuisce. Perciò l’altezza interiore della ghiacciaia dalla parte più bassa al punto più alto della cupola era 21 metri.
Si prosegue il viaggio fino alla cittadina desertica di Naein, famosa per i suoi tappetti fatti a mano e si visita: la Moschea Jamè, con un interessante Mehrab e il vecchio affascinante Bazar, oggi in disuso.
A fine giornata si arriva ad Isfahan, una delle città più belle dell’Iran, Cena e pernottamento in albergo.
9° Giorno, Isfahan
“Il fiore delle Mille e una notte” è la ciliegina dell’itinerario e lo troviamo a Isfahan. La città è un quadro storico che completa il viaggio in Iran. Non è un caso che Isfahan ha attirato l’attenzione di Pasolini per girare alcune scene del suo film nella piazza Naghsh-e Jahan. Ed ecco un detto persiano che dice: Isfahan è la metà del mondo, Isfahan nesfe Jahan. Infatti la fioritura dell’architettura islamica nacque qui nella Piazza Naghsh-e Jahan dove il colore blu turchese domina le sue moschee e il cielo sopra la Piazza, ossia l’antico campo di Polo, col passare del tempo, è diventata la sede delle pregiatissime botteghe artistiche. L’età safavide corrisponde al terzo impero persiano che ha riportato il potere iranico al trono, instaurando una nuova Persia, fondata sulle relazioni politiche, religiose e militari. La presenza della Cattedrale Vank gestita dalla comunità dei cristiani armeni fin dal 1605 d.C., ne fa un esempio eclatante. Tuttavia il potere safavide si ammira nell’arte e così a Isfahan è nata una fase di “rinascimento” della civiltà, della cultura e delle arti persiane. Il periodo rinascimentale islamico in Iran vede il fulmine artistico sotto il governo dello scià Abbas I (1587-1629).
A Isfahan, in pochi secondi, si realizza il sogno di ogni viaggiatore del Medio Oriente: Iran e il suo fascino rinascimentale; basti pensare agli affreschi del Palazzo Quaranta Colonne o il soffitto splendido della sala della Musica del Palazzo Ali Qapu.
Prima colazione. L’intera giornata è dedicata alla visita della città camminando per le vie tra la piazza Naghshe Jahan e le botteghe degli artisti.
Visite della giornata
- Piazza Reale o Naghsh-e Jahan, in persiano (l’immagine del Mondo) polo urbanistico della città, ridisegnato da Shah Abbas I. Nella grande piazza centrale Naghsh-e Jahan (metri 512 x 163) si affacciano due serie di archi dove nella parte bassa ci sono tutte le botteghe degli artisti dove producono e vendono la maggior parte dei prodotti dell’artigianato dell’Iran come le miniature, i turchesi e le stoffe. La Piazza Naghshe Jahan ospitava un’èlite di commercianti che erano alla ricerca della raffinatezza artistica. Sempre nella piazza si trovano ancora oggi i pali che servivano a delimitare il campo da Polo realizzato 400 anni fa.
- La graziosa “Moschea della Regina o Sheikh Lotfollah” è un capolavoro maestoso del periodo safavide si trova in uno spazio armonioso e completamente riconoscibile per la sua opulenza artistica. Lo Scià Abbas I, ha scelto il talentuoso architetto iraniano, Ali Akbar Isfahani, come capo della costruzione della moschea, la cui fabbricazione è durata di quasi 17 anni. La moschea, per volere dello scià, sarebbe stata dedicata a suo suocero, il teologo libanese che avrebbe poi avuto diritto ad una scuola coranica a Isfahan. Il capolavoro dell’architetto Isfahani ha messo in pratica un modello unico di moschea mai esistita prima d’allora. La moschea infatti non possiede né minareti né cortile interno, né una vasca per l’abluzione. Tuttavia la prodigiosa decorazione esterna e interna, il gioco della luce verso il mihrab, la magnificenza calligrafia con lo sfondo color lapislazzuli e infine la complessità e le beltà dei motivi floreali sotto la cupola hanno fatto sì che la Moschea Sheikh Lotfollah a Isfahan fosse una delle più belle dell’Iran.
- la Moschea reale, ossia la Moschea dell’Imam odierna; La genialità dell’architetto Isfahani si nota, volente e nolente, al di fuori dello spazio interno della moschea. Infatti, quando si è completato di visitare la moschea, in mezzo alla piazza Naghsh-e Jahan si vede un’abbondanza insolita di minareti e una deviazione astuta e “voluta” da Isfahani, per un adattamento estetico alla piazza. La Moschea Imam è un capolavoro inconfondibile dove ogni decorazione e ogni particella trova il significato nella simmetria geometrica. Qui il cortile interno è stato decorato con una vasca per le abluzioni, intorno alla quale ci sono quattro imponenti iwan che rappresentano la maestosità dell’uso dei colori blu nello spazio sacro islamico. Oltre alla beltà decorativa, alla cupola a due strati – 36,3 m. di altezza interna e 51 m. quella esterna – dell’iwan meridionale è stato applicato un ottimo sistema per amplificare il suono, durante i richiami del rituale. Si consiglia di camminare con un passo vellutato per sentire il rimbombo.
- Ali Qapu è il palazzo in cui il sovrano riceveva i suoi ospiti. Ali Qapu possiede ben sei piani con una porta che metteva in comunicazione la piazza al Palazzo Chehel Sotun. Quando ci si trova in piazza si nota subito la bellissima terrazza con le sue ben 18 colonne, dove sicuramente si può godere una stupenda visione panoramica sulla piazza Naghsh-e Jahan. Il capolavoro del Palazzo consiste nei dettagli incorporati come la vasca del quinto piano, il soffitto intarsiato di legno, la tipologia della pastiglia applicata sulle pareti del palazzo che evidenziano un mondo onirico orientale. Infine, nella colonna vertebrale del Palazzo Ali Qapu serpeggia una scala a chiocciola che porta verso l’incantevole Sala della Musica, decorata con gli stucchi che raffigurano i vasi ed altri temi simili, i quali nell’insieme aiutano a migliorare l’acustica la sala.
- Il Palazzo delle Quaranta Colonne ossia Chehel Sotun è il padiglione dove il Re accordava le udienze. A pochi passi dalla Piazza, nel cortile del Chehel Sotun brilla un altro lussurioso Giardino persiano che imbraccia una delle delizie del rinascimento safavide: il padiglione pulsa ancora nel cuore del Giardino persiano come se il lusso della vita reale non fosse mai terminato. Qui gli affreschi si pavoneggiano perché è ben poco definirli raffinati e eleganti. Ammirare i dipinti e le storie che narrano vuol dire aprire una porta culturale e antropologica per identificarsi un attimo con i personaggi più importanti della Storia del Medio Oriente del 1600 – 1700.
Cena in ristorante e pernottamento in albergo.
10° Giorno, Isfahan
La multietnicità iranica è un fattore rilevante per capire l’Iran di oggi. Mentre alcuni nomadi risiedevano e risiedono tuttora nell’altopiano iranico oramai da più secoli, altre etnie come Turkmeni o fedeli di altre religioni, come i cristiani, sono venuti in Iran in seguito a motivi geopolitici, riconoscendo a questo Stato la tolleranza verso le altre etnie e religioni; questo è sempre stato un valore aggiunto dato da una cultura millenaria. Basti solo pensare, in questo preciso caso, agli Armeni che si sono dovuti trasferire in Iran sull’ordine diretto dello scià Abbas I. Infatti, gli Armeni della zona Jolfa dell’Armenia, negli anni venti del seicento hanno lasciato per sempre la loro patria, devastata a causa di un continuo conflitto tra ottomani e safavidi, e sono venuti a Isfahan, iniziando una nuova fase socio-religiosa, costruendo sia le loro chiese che la sede principale del loro cosiddetto Califfato Armeno. Il quartiere Jolfa a Isfahan ha accolto gli Armeni, e lo scià Abbas I, in un manoscritto, firmato da lui stesso, ha permesso loro di instaurare nuovi rapporti commerciali e religiosi, concedendo loro una certa libertà completamente sostenuta da parte della Corte safavide. Gli Armeni hanno aperto una importante via commerciale nel cuore della Capitale dei safavidi “Isfahan”. In più la sede del Califfato degli Armeni focalizza in primis la pubblicazione dei nuovi testi religiosi, utilizzando l’invenzione di Gutenberg in Iran. Tutto sommato Isfahan è un riassunto storico degli eventi gestiti dagli Armeni, i quali tutt’ora vivono nel quartiere di Jolfa dove la bellezza architettonica e i dettagli degli affreschi della Cattedrale Vank sorprendono qualsiasi tipo di viaggiatore.
- Cattedrale Vank e il proprio Museo narrano la storia della diaspora del popolo armeno che da più di 300 anni vivono fuori dalla loro madre terra. L’Iran non solo sapeva come accogliere i suoi ospiti, ma soprattutto li proteggeva dai seri conflitti che minacciavano la vita sociale nel quartiere armeno di Isfahan. Oggi, nel cortile della Cattedrale Vank, gli Armeni con tanta cura e cautela hanno aperto un nuovo museo etnologico, dove è possibile immergersi nella vera e propria cultura di un paese tanto lontano e quasi, grazie alle informazioni esposte nelle gallerie di questa vetrina storica del popolo armeno. Ma la storia non finisce qui perché la Cattedrale Vank – non è l’unica Chiesa a Isfahan – invita la comunità armena a celebrare le festività religiose e soprattutto a commemorare il genocidio. Infatti, ogni anno il 24 aprile, gli Armeni si radunano nella Cattedrale Vank commemorando la deportazione e l’eliminazione dei loro connazionali, circa 1,5 milioni di morti. Appena si entra nell’elegantissimo cortile della Cattedrale Vank, scendendo dalle scalinate dell’entrata principale si nota uno dei monumenti più importanti del popolo armeno, dedicato alle persone deportate durante la grande tragedia.
- Spostarsi a Isfahan vuol dire farsi sorprendere ed arricchirsi della cultura locale. Quando dal quartiere Jolfa si va verso la Moschea del venerdì (Masged Jamè) bisogna assolutamente attraversare il fiume Zayandeh Rud. Durante il tragitto si vede un semplice segno di come il fiume segnava il confine urbano tra i due quartieri religiosi di Isfahan. Il passaggio dalla zona degli Armeni, arrivando nella zona popolarissima di Moschea del venerdì, ci porta di nuovo verso la religione ufficiale dell’Iran: lo sciismo. La visita della Moschea del venerdì a Isfahan, a dir poco, è la visita più importante perché qui si possono ammirare il progresso architettonico islamico che è avvenuto dal settimo secolo fino al 1900. Per cui non è sbagliato sottolineare il fatto che la Moschea del venerdì è la più antica e la più completa in tutto il paese. Qui i dettagli sono infiniti e gli spazi sono immensi. Proprio in questa Moschea è nato un modello esemplare di altare detto il Mihrab di Olgiaito, nel XIV sec; la costruzione presenta una complessa composizione in stucco costituita da iscrizioni tridimensionali che si fondono con intagli floreali e geometrici. La Moschea ha due spazi nettamente riconoscibili anche per l’occhio inesperto: spazio interno e spazio esterno. È meraviglioso ammirare la monocromaticità dei colori dei mattoni nello spazio interno ed i colori blu turchese e lapislazzuli nello spazio esterno. Il passaggio da uno spazio all’altro ci fa viaggiare nel tempo soprattutto quando ci si trova sotto la magnifica Cupola di Taj al-Moluk reputata come la più bella, tra quelle in mattoni, in tutto l’Iran.
- La fine della visita alla Moschea del venerdì ci porta ora ad una scoperta inaspettata in mezzo al trafficare della gente. Qui a Isfahan quando termina una visita riparte un’altra e il viaggiatore incoscientemente si prepara ad ascoltare le narrazioni della città come se Shahrazad le leggesse direttamente da “Mille e Una Notte”. Ed ecco il bazar popolare subito dopo l’uscita dell’entrata principale della Moschea. Per chi ama perdersi nelle viuzze popolari, deve sapere che giunta l’ora di essere liberi dai canoni facendo una passeggiata tra le botteghe e i profumi e in questo modo si raggiunge in 40 minuti la Piazza Naghshe Jahan. Prima di girare a destra e seguire i corridoi coperti del Bazar, si può soddisfare la curiosità del viaggiatore andando direttamente in un altro quartiere storico di Isfahan, per visitare tutte le Sinagoghe della comunità ebraica di Isfahan, dove gli Ebrei praticano il loro culto. Si parla di una multietnicità nel senso vero della parola e non facilmente trovabile in altre parti del mondo.
- La visita dei ponti sul fiume Zayandeh-Rud, il Ponte Sio Se Pol (delle 33 arcate) e il Ponte Khaju (Pol-e-Kaju).
Tempo libero. Cena in ristorante e pernottamento in albergo.
11° Giorno, Isfahan – Kashan – Aeroporto
Il sole sta calando e il paesaggio, del viaggio di ritorno, diventa sempre più rossiccio a seconda dei raggi di sole che colpiscono la via del ritorno verso Tehran. Il viaggio in Iran sembra iniziato proprio due ore fa, e non appena stai, pian piano, capendo l’Iran e gli iraniani arriva il tempo di chiudere la bisaccia e ripartire per il proprio paese. Però c’è una netta differenza nella bisaccia prima della partenza e dopo; ora è piena non solo di tante emozioni e di entusiasmo, ma anche di tanta cultura. Di solito il viaggiatore si preoccupa dei kili in più nella bisaccia e mentre fissa il colore del cielo pensa a come organizzare i regali; vorrebbe comprare tutto dai pistacchi, ai tessuti, ai turchesi. Sappiamo però che nella bisaccia ci sta tutto tranne una cosa: l’ospitalità della gente che abbiamo trovato in giro per i Bazar, nei ristoranti o nei siti archeologici. Questa immagine rimane incisa nei cuori ed è il souvenir immortale che il viaggiatore si porta ovunque andrà e per tutti coloro che hanno apprezzato questo tour sarà una giusta motivazione per tornare in Iran per la seconda volta.
- A Kashan si trova anche il Bagh-e Fin, uno dei più famosi giardini persiani visitabili durante il viaggio in Iran. Il giardino Fin è stato progettato dallo scià Abbas I (1557-1629), come una visione terrena del Paradiso. Il concetto del Giardino persiano prende l’anima solo quando il viaggiatore dà ascolto alla melodia che scaturisce dallo sciabordio dell’acqua, lungo il percorso dei vari canali. Ancora oggi la vasca centrale dell’acqua detta la gola del cammello ha il dovere di distribuire l’acqua in tutti i canali laterali, utilizzando la semplice teoria dei vasi comunicanti. Nel 1600 il Giardino persiano Fin in Iran è divenuto importante perché lo scià Abbas I, lo ha scelto come il luogo ideale per l’incoronazione reale quando salì al trono. Ma due secoli dopo, anche i re dei Qajar scelsero il Giardino Persiano Fin a Kashan come sede operativa della Corte. In mezzo al verde del Fin solo i cipressi e i platani possono raccontarci la simmetria e l’eleganza della planimetria del Giardino persiano. D’altronde ci sono ancora i magnifici affreschi nell’edificio costruito dai re dei Qajar che risalgono anni 70 del 1800, e infine per saperne dei segreti del Giardino Fin bisogna entrare nel complesso dell’Hammam, famoso per la storia dell’assassino o tentativo di suicidio di Amir Kabir, il riformista dell’amministrazione dei Qajar.
- Visiteremo Hamam di Sultano il complesso termico del periodo safavide con un sistema idraulico preciso e un sistema di riscaldamento particolare. Infatti salendo sul tetto del Hamam avremo la possibilità di vedere i dettagli dei sistemi incorporati del complesso termico di Soltan Ahmad.
- Kashan viene conosciuta piuttosto per la produzione pregiata dell’acqua di Rosa della Persia. Infatti, il viaggio in Iran ora assorbe il suo profumo originale, ossia il profumo dei petali di rosa che viene coltivata sulle colline della zona centrale dell’Iran. Questa bella città sorta in un’oasi verdeggiante ancora oggi ospita alcune delle più belle case tradizionali della regione, come la splendida dimora del ricco mercante della famiglia Tabatabaei. Durante la visita si possono contemplare i dettagli di una casa di stampo patriarcale, dove il capo della famiglia “Pedar” tende a radunare i figli maschi ed averli nella stessa villa per una questione di disponibilità e di gestione economica familiare. Inoltre, la dimora ottocentesca evidenzia due fattori della architettura islamica: introversione ed estroversione.
Si prosegue il viaggio fino all’aeroporto. Cena e breve riposo all’albergo IBIS presso l’aeroporto.
12° Giorno, Tehran – Italia
Il trasferimento all’aeroporto internazionale ” Imam Khomeini” per il volo Tehran – Italia.
RECENSIONI DEL TOUR
Abbiamo fatto un meraviglioso viaggio in Persia nel dicembre 2012 ed abbiamo un bellissimo ricordo di questo paese anche grazie alla guida di Hamed, attento e molto preparato, piacevole compagnia e sempre disponibile. L’abbiamo consigliato a nostri amici e ne ho lasciato il riferimento ad una conoscente che lavora in un’ agenzia di viaggi a Padova. Speriamo di incontrarlo ancora. Oggi con l’occasione gli mandiamo tanti auguri di buon anno (anche a Sama)
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