Il fascino dell’Ovest
Palcoscenico antropologico
Curdi, Azeri, Ebrei
10 giorni / 09 notti
“Palcoscenico antropologico” è un viaggio ideale per conoscere la storia del santuario più sacro degli zoroastriani. Takhte Soleiman, è un complesso archeologico dove si trova Azargoshnasb l’edificio principale nonché il tempio del fuoco zoroastriano durante l’impero sasanide (III-VI secolo d.C). Il nostro viaggio in Iran, nella parte dell’Ovest, oltre ai paesaggi mozzafiato, ci offre la possibilità di vivere la cupola di Soltaniyeh il fonte di emulazione architettonica di Brunelleschi. Durante il nostro viaggio in Iran visiteremo Zanjan città adagiata sulle pendici dei monti Alborz si svela agli occhi del visitatore con la sua natura orgogliosa e la sua ricchezza architettonica del suo bazaar. Zanjan è una città iraniana dove la maggior parte degli abitanti sono azeri e parlano proprio la lingua azera. Questo fattore culturale definisce fin dal primo momento una divergenza antropologica per il semplice fatto che nella parte del Nord Ovest dell’Iran si parla prevalentemente l’antica lingua azera. Se a Zanjan conosceremo gli azeri dell’Iran, a Sanandaj avremo una grande opportunità di contemplare le radici della cultura dei curdi iraniani. Ma il nostro viaggio non finisce qui, perché a Hamadan visiteremo il Mausoleo di Ester e Mordechay e sarà il momento adatto per approfondire la storia degli ebrei dell’Iran e conoscere le radici della festa Purim. “Palcoscenico antropologico” è un tuffo nella storia della Persia attraverso siti di grande importanza storica come Takhte Soleiman e Bisotun, in più visiteremo i luoghi più affascinanti del paese: il Bazaar di Qazvin, il Bazaar di Zanjan, la biblioteca di Avicenna, e la Casa del curdo a Sanandaj. Quest’ultima città ci permetterà di approfondire la storia del popolo curdo che arricchirà il bagaglio culturale di ogni viaggiatore. L’Iran nasconde grandi tesori che scopriremo via via ammirando l’architettura delle splendide città fino ad affondare nelle radici stesse dell’architettura dei selgiuchidi. Dopo aver visitato Zanjan, la capitale del rame iraniano, il viaggio proseguirà verso Takhte Soleiman, Sanandaj e Kermanshah, le due città dei curdi iraniani. Infine si proseguirà per Hamadan, città per eccellenza dei Medi e il castello di Alamut che ci svela la misteriosa storia degli hashashiun ossia “assassini”. L’ultimo giorno del viaggio lo dedicheremo a Tehran la capitale del Iran che nonostante i suoi ritmi caotici ha un ruolo fondamentale per la storia moderna dell’Iran soprattutto la nascita della Repubblica Islamica dopo la rivoluzione khomeinista. “Palcoscenico antropologico” è un tour il cui tragitto, di giorno in giorno, attraversa la zona dell’Ovest ovvero la regione Zanjan dell’Iran fino alla regione Kurdistan e Hamadan dove, l’eleganza delle città e l’ospitalità del suo popolo saranno in grado di lasciare a bocca aperta anche il più scettico dei viaggiatori!
LUOGO DI PARTENZA / RITORNO | Aeroporto internazionale IKA | ||||
ORARIO DI PARTENZA | Si prega di arrivare almeno 3 ore prima del volo. | ||||
INCLUSO |
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NON INCLUSO |
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1° Giorno, Italia - Tehran
Partenza con volo di linea. Arrivo nella capitale dell’Iran: Tehran situata alle pendici dei monti dell’Alborz. Incontro con la guida di SITO Travel. Trasferimento in albergo, pernottamento.
2° Giorno, Tehran – Soltaniyeh – Zanjan
Partiamo alla volta di Zanjan, lungo il tragitto ci fermeremo nella cittadina di Soltaniyeh, una volta giunti a destinazione visiteremo il complesso del Bazaar e la moschea Jamè, il lavatoio e il museo antropologico di Zanjan.
- La cupola di Santa Maria del Fiore conosciuta come il Duomo fu costruita su una cattedrale del XIII secolo a Firenze ed è l’edificio più simile alla Cupola di Soltaniyeh. La costruzione della cattedrale iniziò nel 1296 dall’architetto fiorentino Arnolfo di Cambio, ma la costruzione della sua cupola rimase un problema per più di cento anni. Il progetto fu infine affidato a Flippo Brunelleschi, che fece erigere una cupola a doppio guscio con un’altezza di 39 m. La cupola, eretta tra il 1420 e il 1436, fu una delle più importanti ed impressionanti risultati architettonici del XV secolo. Come Piero Sanpaolesi ha dimostrato, la cupola di Santa Maria del Fiore, con l’uso della struttura a doppio guscio, potrebbe essere stato ispirata da quella di Soltaniyeh. Essa è una cittadina in Iran situata a circa 300 km sud-est di Tabriz, ad una altezza di 2000 metri sopra il livello del mare. Per una trentina di anni fu la residenza estiva degli Ilkhan, imperatori di un regno che comprendeva una parte considerevole del Medio Oriente. La cupola di Soltaniyeh, di circa 48,5 metri d’altezza, poggia su un’alta costruzione ottagonale ed è racchiusa in una cinta di otto minareti. L’interno di Soltaniyeh è un perfetto ottagono, su ogni lato si apre un grande ed alto iwan che nello sfondo si divide in due piani sovrapposti: quello inferiore alternativamente con porta al fondo o con nicchia cieca e quello superiore con una loggia che guarda all’interno. In poche parole ogni piano offre una serie di spazi ed un panorama diverso. Se volete conoscere i simboli, i motivi floreali, la geometria, la calligrafia e la simmetria dell’architettura iraniana dovete contemplare ogni angolo di ogni piano della cupola che con la sua bellezza cromatica vi lascerà senza fiato.
- Lavatoio e Museo antropologico di Zanjan, l’edificio risale al periodo Qajar ed espone gli abiti tipici della gente azera nella regione di Zanjan. In realtà il museo era un’antica lavanderia tradizionale posta sulla principale via storica della città. Dato che Zanjan è circondata dalle montagne e si trova ad un’altitudine di 1630 sopra il livello di mare ha una temperatura prevalentemente molto bassa per cui il lavatoio facilitava il lavaggio dei panni in un luogo chiuso e caldo ed ospitava soprattutto le donne della zona per lavare, asciugare e rammendare i panni. Questo lavatoio può essere diviso in due parti: il piano inferiore comprendente la sala del lavaggio a pianta rettangolare allestita attorno un ruscello di acqua corrente. Al piano superiore si trovano un ingresso e due camere. Qui, dove un tempo si gestiva il lato operativo ed organizzativo del lavatoio, oggi è adibito alla manifattura di un prodotto tipico ed artigianale di Zanjan, ovvero le babbucce orientali. La parola babbuccia deriva dal persiano papoosh composto da pa (piede) e poosh (copertura) e quindi copripiedi o babouche in francese.
- Gran Bazaar di Zanjan il freddo, la neve e il vento gelido invernale sono i motivi fondamentali della forma di costruzione dei luoghi pubblici e bazaar della zona ovest dell’Iran. Il bazaar di Zanjan è un esempio importante che dimostra i dettagli della forma con le volte in mattone e i passaggi stretti e meno alti rispetto ai bazaar della zona calda. La costruzione della volta impedisce lo scambio termico tra interno ed esterno e le dimensioni ridotte creano un’ambiente comfortevole per l’uomo, in modo tale che il calore prodotto dalle attività, le lampade e i riscaldatori delle botteghe possano aumentare la temperatura invernale e rendere il bazaar usufruibile anche nei periodi freddi dell’anno. Per illuminare e climatizzare i passaggi, di solito i tetti hanno delle fessure sulla sommità che, oltre far entrare la luce naturale dal soffitto, creano un’armonia visiva. Lungo il percorso del bazaar ci sono molte botteghe che costruiscono e vendono tutti i tipi di coltelli, soprattutto quelli pieghevoli tipici di Zanjan.
Cena e pernottamento in albergo.
3° Giorno, Zanjan – Takhte Soleiman
Dopo la colazione partenza per Takht Soleiman. Il sito archeologico del periodo sassanide si nasconde tra le montagne pittoresche, le quali ci accompagneranno durante il viaggio rendendo questo percorso uno dei più scenografici dell’Iran. Takhte Soleiman oltre alla sua storia di prestigio è in grado di raggruppare una serie di criteri per approfondire meglio la cultura degli zoroastriani e il loro luogo di culto. Qui, a Takhte Soleiman, ciò che sorprende ogni visitatore è la bellezza raffinata del posto magico dove l’acqua e il fuoco si conciliano uno accanto all’altro, creando una terra sacra, laddove ogni re ci si doveva recare prima di mettere il piede sulle scale del trono ereditato.
Il sito archeologico di Takhte Suleiman, nel nord-ovest dell’Iran, si trova in una valle, nel mezzo di una regione di montagne vulcaniche. Il sito comprende il principale santuario zoroastriano, parzialmente ricostruito durante il periodo Ilkhan nel XIII secolo, nonché un tempio dedicato ad Anahita risalente al periodo sassanide VI e VII secolo. L’architettura del tempio del fuoco, quella delle sale di raduna dei magi e di altri palazzi influenzarono in modo significativo lo sviluppo architettonico durante il periodo islamico che avvenne dopo lo scioglimento del potere dei sassanidi nel VII secolo d.C. Takhte Soleiman ha anche significative relazioni simboliche, associate a credenze molto più antiche dello zoroastrismo, nonché a figure bibliche e leggende.
All’interno dei confini della proprietà si trovano gli elementi e i componenti noti necessari per esprimere l’eccezionale valore universale della stessa, tra cui il lago e il vulcano, i resti archeologici legati al santuario zoroastriano e i resti archeologici legati all’architettura reale sasanide,
Il sito è formato da una piattaforma ovale, che sorge a circa 60 m sopra la valle circostante. Ha un piccolo pozzo artesiano calcareo, che ha formato un lago di 120 m di profondità. Da qui, piccoli ruscelli portano l’acqua nelle terre circostanti. I sasaniani occuparono il sito a partire dal V secolo, costruendo lì il santuario reale su una piattaforma. Il santuario era circondato da un muro di pietra di 13 metri di altezza, 38 torri e due ingressi che si trovano a nord e sud. L’edificio principale è il tempio del fuoco zoroastriano ossia Azargoshnasb che si trova sul lato nord del lago. Questo tempio, costruito con i mattoni, ha una pianta quadrata tipica dei templi del fuoco dei sassandi. Questo criterio architettonico dei sasanidi sarebbe diventato un modello esemplare per la costruzione degli altri luoghi di culto a partire dal periodo islamico. Ad est del tempio c’è un’altra sala quadrata riservata al “fuoco eterno”. Più a est si trova il tempio Anahita, anch’esso quadrato nel piano. Le residenze reali sono situate ad ovest dei templi.
Cena al ristorante e pernottamento in una struttura locale.
4° Giorno, Takhte Soleiman – Sanandaj
Le origini del popolo curdo si riferiscono a una popolazione indoeuropea stabilitasi nella regione chiamato Kurdistan. Curdo, membro di un gruppo etnico e linguistico che vive in Iraq, in Siria, nell’Anatolia sud-orientale, nelle montagne Zagros dell’Iran occidentale. La maggior parte dei curdi vive in aree contigue all’ Iran, Iraq e Turchia, una regione geografica un vagamente definita, generalmente chiamata Kurdistan. Il nome ha connotazioni diverse in Iran e Iraq, che riconoscono ufficialmente le entità interne con questo nome: la provincia occidentale iraniana di Kurdistan e la regione autonoma curda dell’Iraq. La lingua curda è una lingua iraniana occidentale legata al persiano e al pashtu. Si pensa che la popolazione curda sia compresa tra 25 e 30 milioni di persone, comunità in Armenia, Georgia, Kazakistan, Libano, Siria ed Europa incluse.
Lo stile tradizionale di vita curda era nomade e basata sull’attività pastorizia di pecore e capre che si radunavano nelle pianure mesopotamiche e negli altopiani di Turchia e Iran. La maggior parte dei curdi praticava un’agricoltura marginale, anche perché la zona montagnosa ostacolava la coltivazione dei cereali dando la possibilità agli alberi come noce e soprattutto melograno. L’applicazione dei confini nazionali a partire dalla prima guerra mondiale ha impedito le migrazioni stagionali dei greggi, costringendo la maggior parte dei curdi ad abbandonare i loro modi tradizionali di vita nei villaggi e di stanziarsi in un certo modo nella pastorizia e nell’agricoltura; altri hanno assunto un impiego non legato alla tradizione. Dal punto di vista antropologico la cultura curda è legata radicalmente allo stile di vita di montagna: la formazione delle società e villaggi nelle vallate di Zagros, le case tipiche dei curdi a forma di scale, il lavoro costante durante il periodo primaverile e estivo per potere combattere il freddo gelido d’inverno. In poche parole la neve, il freddo e le temperature basse definiscono i criteri basilari della società ex-nomade curda. La cultura curda oltre alla poesia, vestiti, architettura e le festività tradizionali mantiene costantemente una forma musicale praticata tutt’ora presso le famiglie curde in Iran. È interessante sapere che nel Kurdistan iraniano ci sia una cultura legata alla produzione di melograno e che durante la stagione della raccolta nei villaggi si organizzi annualmente una festa durante la quale le donne portano i primi melograni su vassoi di rame mentre gli uomini assistono alla sfilata suonando una musica euforica con lo strumento tipico usato dai curdi ossia il Setar.
Nella mattinata visita a Sanandaj il capo luogo della regione Kurdistan iraniano: Museo Archeologico di Kurdistan, La Casa del Kurdo, Mosche Jamè, Bazar del Centro storico del 1600 sul modello della Piazza Naghshe Jahan a Isfahan. La visita a Sanandaj mette in rilievo la multietnicità dell’Iran perché qui camminando per le vie della città si può vivere la tradizione e notare la divergenza dei tratti somatici, la lingua e i vestiti tradizionali del popolo Curdo. (nel caso della chiusura dei musei o il bazaar le visite verranno completate il giorno seguente prima di lasciare Sanandaj)
Cena e pernottamento in albergo.
5° Giorno, Sanandaj – Palangan – Kermanshah
Partenza per Kermanshah, lungo il percorso visita al villaggio tipico dei curdi Palangan.
Le case tradizionali dei curdi nelle zone montuose come Palangan. Il villaggio di Palangan si sviluppa a gradoni a forma terrazzata come Masuleh. Nell’architettura di questo paese il tetto dell’abitazione sottostante corrisponde al cortile della casa superiore. I materiali utilizzati nella costruzione della casa sono nativi e la maggior parte sono delle rocce impiegate per l’edificazione di muri a secco in modo irregolare e con la malta di fango e calce.
Nella maggior parte delle città fredde, i cortili degli edifici si trovano ad un metro e mezzo più in basso rispetto ai marciapiedi, in modo che, durante il periodo delle piogge, l’acqua corrente in torrenti ed i corsi d’acqua stessi possano entrare nel giardino, nel cortile o nelle cisterne di stoccaggio dell’acqua che si trovano ai piani interrati.
Riscaldare lo spazio di queste camere relativamente piccole rimane ancora il problema più difficile nelle zone montuose dell’Iran, lo spazio dedicato alla stanza da letto è spesso freddo e le persone ricorrono ad un metodo tradizionale per riscaldarsi: posizionano un bacinello metallico riempito con il braciere ardente senza fiamma e fumo, che viene posizionato sotto tavolo con gambe basse al centro della stanza. Il tavolo viene allestito con una coperta molta spessa detta Lahaf Korsi ossi la coperta del tavolo caldo. Le persone e i membri della famiglia si allungano i piedi sotto il tavolo tirando su la coperta per coprire il resto del corpo. Dato la bassezza del tavolo, il tè e il cibo viene servito nello stesso posto. Questa stanza invernale a sua volta assume il ruolo multifunzionale visto che dopo aver soffiato sulla fiamma della lampada a petrolio la stanza di soggiorno nonché sala da pranzo diventa una camera da letto cioè le persone dormono intorno al tavolo sotto la Lahaf.
Dopo la visita a Palangan partiamo alla volta di Kermanshah:
La città e la provincia di Kermanshah si trovano sulla rotta strategica che collega la Mesopotamia con l’altopiano iraniano. Questo percorso era militarmente e commercialmente importante soprattutto per il commercio del lapislazzuli e della seta, in più l’area circostante è ricca di siti preistorici e storici come Bisotun e Tempio di Anahita. Gli scavi effettuati nelle grotte locali rivelano la presenza umana preistorica in questa zona. Il sito principale, a Bisotun, è stato quasi continuamente occupato dalla preistoria fino all’arrivo di Dario I. Queste testimonianze neolitiche precedono l’alba delle zone civili nelle aree successivamente occupate da vari popoli. A partire dal terzo millennio a.C., la strada Babilonia – Ecbatana la capitale dei medi a Hamadan, serviva come via di penetrazione militare nel territorio dei medi da parte degli Assiri.
I resti e le iscrizioni achemenide e sasanide vicino a Kermanshah a Bisotun e a Taghe Bostan affascinarono i primi autori musulmani, spingendoli a dare interpretazioni fantasiose su queste scene e iscrizioni pre-islamiche. Le rappresentazioni di Khosro i re dei sasanidi, sono state interpretate in modo più accurato. I re sasanidi risiedevano sicuramente a Kermanshah, in particolare Khosro II.
Tra la fine della prima guerra mondiale e la caduta della dinastia Qajar (1918-25), dodici governatori, principalmente capi militari, prestarono servizio come governatori di Kermanshah. Durante il periodo Pahlavi, i notabili di Kermanshah (secolari e religiosi) presero parte al movimento per la nazionalizzazione del petrolio. In seguito alla rivolta del 21 luglio 1952 a Tehran, i manifestanti a Kermanshah, indossando sudari marciarono verso la capitale in uno spettacolo di solidarietà con il Primo Ministro Moḥammad Moṣaddegh e i suoi sostenitori. Dopo il colpo di stato del 1953 Teymur Bakhtiar, comandante della guarnigione di Kermanshah, fu chiamato a Teheran per guidare il nuovo governatore militare nella capitale.
- Taghe Bostan, dopo la caduta dei Parti, i Sassanidi ripresero il potere rinnovando un nuovo impero persiano: Impero Sassanide. Il nome sassanide o sasanide identifica la dinastia che resse la Persia tra il dominio partico e la conquista islamica 636 d.C. Il termine sassanide deriva da quello di Sasan, che fu sacerdote del Tempio di Anahita – la dea dell’acqua – a Istakhr, città del Fars, che al tempo era un regno che faceva parte dell’impero partico. Babak, suo figlio, governatore della città, approfittando della guerra di successione tra i pretendenti al trono dell’impero all’inizio del terzo secolo, si ribellò e si proclamò re di Persia. Ardashir I, anche conosciuto dalle popolazioni di lingua greca come Artaserse, sconfisse l’esercito partico e così il sassanide fu libero di conquistare le restanti province iraniane e mesopotamiche e venne incoronato Shahan shah (Re dei Re) a Ctesifonte nel 226 d.C. Taghe bostan è l’unico posto in cui si può approfondire i dettagli di un bassorilievo del periodo dei sassanidi che rappresentano la successione del potere con la presenza delle figure molto rilevanti come Mitra e Anahita. Il documento più maestoso ovvero il bassorilievo più grande, sotto l’arco più grande, raffigura la scena della caccia reale per eccellenza dove abbondano i dettagli della caccia come se fosse un libro illustrato. La cultura iranica è una cultura angelica e Taghe Bostan con le
sue decorazioni ai bordi dell’arco, in persiano Tagh, svela agli occhi del visitatore con i dettagli dei due angeli che introducono lo sguardo alla profondità dell’arco.
Cena e pernottamento in albergo.
6° Giorno, Kermanshah – Bisotun – Hamadan
In mattinata partenza per Hamadan, lungo il viaggio per visitare il sito archeologico nonché patrimonio dell’umanità dove approfondiremo i dettagli del documento più geniale e sfavillante lasciato da Dario in Iran: bassorilievi di Bisotun. Si prosegue verso Kangavar alla visita di il tempio di Anahita “la dea dell’acqua”.
- Bisotun o Behistun si trova sull’antica rotta mercantile che collega l’altopiano iraniano alla Mesopotamia e ha le vestigia dal periodo preistorico ai periodi Medi, Achemenidi, Sassanidi e Ilkhanid. Il monumento principale di questo sito archeologico è un bassorilievo e un’iscrizione cuneiforme commissionata da Dario I il Grande, quando salì al trono dell’Impero persiano nel 521 a.C. Questo bassorilievo rappresenta Dario che regge un arco, simbolo della sua sovranità e schiaccia il busto di un uomo disteso sulla schiena di fronte a lui. Secondo la leggenda, questo personaggio sarebbe Geoumat, il mago del tempio, che fingeva di essere il re al trono il cui assassinio consentì a Dario di conquistare il potere. Un dato di fatto molto notevole per il quale gli storici hanno avanzato tante ipotesi mettendo in dubbio la scena “documentata e rappresentata” da Dario I, in più lingue dell’epoca e sulla via principale dell’Impero persiano. Sotto e intorno al bassorilievo, circa 1.200 linee di iscrizioni tracciano la storia delle battaglie che Dario dovette condurre nel 521-520 a.C., contro i governatori che tentarono di dividere l’impero fondato da Ciro il grande. Il testo di Bisotun è scritto in tre lingue. Il più antico è un testo elamita che si riferisce alle leggende che descrivono il re e le ribellioni. È seguita da una versione babilonese di leggende simili. L’ultima parte dell’iscrizione è particolarmente importante, perché fu lì che Dario introdusse per la prima volta la vecchia versione persiana della sua res gestae che realizzò. È l’unica iscrizione monumentale achemenide conosciuta sulla rifondazione dell’Impero da parte di Dario I. Costituisce anche una testimonianza delle reciproche influenze nello sviluppo dell’arte e della scrittura monumentale nella regione dell’Impero persiano. A Bistun troviamo
anche le tracce del periodo di Medi del VIII-VII secolo a.C.
Il centro storico di Hamadan, dal punto di urbanistico, ha una pianta circolare che per certi aspetti può essere ispirata liberamente dalla collina di Ecbatana. Infatti la Piazza Imam oggi giorno gioca un ruolo fondamentale per chi vuole esplorare la città e conoscere i dettagli dell’espansione urbanistica avvenuta nei recenti decenni. La Piazza Imam con le sue vie principali – sono sei in totale – connette tutta la zona centrale ai vari quartiere e luoghi di grande importanza sociale e religiosa tra cui il gran bazaar di Hamadan, il mausoleo di Ester e Mardocheo e infine la tomba del sommo filosofo nonché medico persiano Abu Ali Sina conosciuto come Avicenna.
- Tomba di Avicenna, egli nacque intorno all’anno 980 d.C, ad Afshana, nell’Impero persiano in un villaggio vicino a Bukhara. Suo padre, che si era trasferito da Balkh qualche anno prima, era il governatore samaride del vicino Ḵarmayṯan. Alcuni anni dopo la sua nascita, la famiglia si trasferì a Bukhara. La capitale era un centro culturale molto attivo che attirava l’attenzione degli studiosi tra cui anche Avicenna. Egli compì i primi suoi studi con i più illuminati insegnati dell’epoca. Data la disponibilità di insegnanti e biblioteche, l’elevata posizione di suo padre nell’amministrazione Samanide e la sua applicazione e precocità, a solo diciotto anni, Avicenna era perfettamente istruito nelle scienze greche.
Avicenna iniziò la sua carriera professionale all’età di diciotto anni come medico. Dopo la morte di suo padre, fu anche assegnato a lui un posto amministrativo, probabilmente come governatore distrettuale. Egli scrisse Canone di Medicina che era usato in molte scuole mediche, anche a Montpellier fino al 1650. Avicenna fu chiamato il principe dei medici. I suoi scritti non erano ristretti all’ambito della medicina bensì interessavano anche la musica, metafisica, chimica, filosofia e retorica.
Cena e pernottamento in albergo.
7° Giorno, Hamadan – Qazvin
Durante l’impero persiano, furono realizzate una serie di opere tra cui la Via Reale Persiana: circa 3 mila km di strade che collegavano varie satrapie dell’impero persiano: dall’odierno Iran fino al mar Mediterraneo, passando per la Turchia di oggi.
La via Reale di Persia fu la base fondamentale di quella che sarebbe diventata la via della seta, la quale si espandeva esattamente per 3000 chilometri dalla città di Ecbatana (odierna Hamedan), fino al porto di Smirne in Turchia sul mar Egeo. Dario I, durante il suo regno, provvedeva ad un controllo costante della via reale affinché potesse garantire la sicurezza e collegamento continuo tra tutte le satrapie dell’Impero achemenide. La via aveva varie fermate e i viaggiatori comuni impiegavano tre mesi per percorrerla, mentre i messaggeri imperiali con cavalli freschi la attraversavano in nove giorni. Con l’espansione di Alessandro Magno in Asia minore si aprì definitivamente la rotta marittima dal delta dell’Indo al golfo Persico e fu quindi questa la vena principale del collegamento tra Oriente e Occidente.
La via della seta indirizzava i viaggiatori verso Uzbakistan, Afghanistan, Turkmenistan e Iran laddove passava da Neishabur e Semnan per arrivare a Tehran, Qazvin e Tabriz e procedere verso il mar Egeo di Smirne. Qazvin trova le sue radici nel periodo di massimo splendore del commercio attraverso la via della seta in Iran. Inoltre, con lo spostamento della capitale dei safavidi da Tabriz a Qazvin, essa divenne anche un polo politico oltre che commerciale. Oggi giorno la città di Qazvin mette a disposizione dei viaggiatori i suoi luoghi affascinanti i quali saranno in grado di narrarci una storia profumata ed ereditata dai tempi del passaggio della seta e delle spezie.
Di mattina partiamo per Qazvin alla scoperta dei suoi splendidi luoghi storici:
- andremo a passeggiare lungo l’elegantissimo corridoio del Saraye Sa’do Saltane. Si tratta di uno dei luoghi più spettacolari del tradizionale Bazaar dell’Iran. Questo caravanserraglio in mattoni contiene diverse porte d’ingresso, alcune sono collegate alle strade circostanti, altre sono connesse alle diverse parti del Bazaar. Le porte d’ingresso includono il vestibolo con un bellissimo stile architettonico. C’è un Chahar-Sough sul lato sud di questa parte con una cupola sopra esso. Intorno a questo passaggio a forma di croce latina ci sono 16 camere con un’altezza di un metro e porte in legno intagliato.
- Mausoleo di Shah Zadeh Hossein, il complesso religioso comprende la moschea e il mausoleo del nipote dell’ottavo Imam degli Sciiti seppellito a Mashahad. Il mausoleo ricorda un complesso di palazzi con il suo giardino murato, file di piante, piccoli Iwan, nicchie, pietre tombali e preziose decorazioni in piastrelle color blu e crema. La facciata del cancello principale è composta di sei minareti ornamentali sormontati. La tomba è coperta da una cupola piastrellata giallo-blu. La parte centrale dell’edificio è decorata con numerosi mosaici a specchio. L’interno del santuario è decorato con specchi, cristalli e lampadari decorati tipici dei luoghi di culto e santuari di grande importanza religiosa.
- Chehel Sotun, il padiglione di Qazvīn faceva originariamente parte del primo complesso del palazzo safavide nel 1596. Il palazzo nella sua forma attuale è una sopravvivenza unica del periodo safavide. Le sue decorazioni safavide e Qajar sono chiaramente distinguibili: piastrelle, per lo più del periodo Qajar, all’esterno, e dipinti murali della struttura originale safavide all’interno. Nello sviluppo dell’architettura il palazzo Chehel Sotun di Qazvin anticipa uno stile peculiare durante il regno dei safavidi anche nelle altre città dell’Iran come Isfahan e Zanjan.
- Finiamo le visite con il cancello storico ossia la Porta di Tehran e il giardino e la tomba di Hamdollah Mostofi geografo, poeta e famoso scrittore iraniano del periodo Ilkhanide del XIII sec. d.C. La tomba, costituita di mattoni cotti, è costruita in stile Azero con influenza ottomana e, la caratteristica unica di questo edificio è la sua cupola conica color turchese. La tomba ora ha una superficie di oltre 380 metri quadrati comprendente un cortile di 350 metri.
Cena e pernottamento in albergo.
8° Giorno, Qazvin – Alamut – Tehran
Tragitto paesaggistico verso l’enigmatico Castello di Alamut. Esso è situato tra le montagne sul bordo occidentale della catena degli Alborz, tra la pianura di Qazvin a sud e la provincia di Mazanderan al confine con il Mar Caspio a nord. In passato una parte di queste montagne costituiva il distretto di Daylam, che era ed è tuttora remoto e selvaggio. Separano la pianura dell’Iran centrale dal Caspio e sono una formidabile barriera naturale e paesaggistica. Sul lato nord le pendici sono densamente boscose, e si trovano gli animali selvatici come cinghiale, orso, e in epoca medievale dovevano essere stati molto di più tra cui la tigre del Caspio – oggi la specie corre seriamente il rischio di estinzione –.
La storia del castello di Alamut è legata radicalmente a quella di Hassan Sabbah (1034 –1124), per cui prima di recarci ripassiamo l’ideologia e dottrina religiosa di cui Hassan faceva il capo ad Alamut. Egli è nato a Qom in una famiglia musulmana e sciita e fin da bambino ricevette la sua educazione religiosa. Frequentò un centro delle attività ismailita dalla metà del IX secolo e di conseguenza, dopo aver appena compiuto diciassette anni, si convertì all’ismailismo. Ismailista è una setta dell’Islam sciita, che considera come suo imam, che riapparirà un giorno per far trionfare la vera fede, il settimo imam, ossia Imam Ismail, e non il suo fratello minore Musa che gli altri sciiti duodecimani lo riconoscono come successore della discendenza profetica. Il missionario di ismailita era una persona molto speciale. Aveva una formazione intensiva nella dottrina di ismailita e ci si aspettava che conducesse una vita esemplare in modo da attrarre le persone attraverso la sua pietà. Ci si aspettava che facesse molta fatica con il proprio progresso spirituale, punendosi quando si comportava male e ricompensandosi se avesse fatto bene. Si è comportato in modo simile nei confronti delle persone di cui era responsabile. Doveva essere esperto in diverse professioni – carpentiere, marinaio, e così via – in modo da poter guadagnarsi da vivere e anche avere una copertura per le sue attività.
Nell’anno 1080 un uomo di nome Hassan che era un missionario o propagandista di ismailita, stava facendo conversioni in tutto il nord-ovest dell’Iran. Ma questo successo lo aveva reso un uomo segnato; le autorità lo stavano inseguendo e il visir Nizam al-Mulk stesso aveva dato ordini per il suo arresto, poiché gli ismailiti erano considerati rivoluzionari e sovversivi. Nel 1090, Hassan Sabbah, prese il castello di Alamut ne fece il centro del movimento ismailita. L’invasione dei turchi selgiuchidi mise fine a questo “intermezzo iraniano” ma non alla sede della ribellione situata sulle montagne di Daylam. Conquistato dagli ismailiti, Alamut divenne il centro di uno stato sciita isolato che doveva durare 166 anni e perseguire l’obiettivo di rompere il dominio dei selgiuchidi sunniti. Vivendo tra popolazioni ostili, gli ismailiti furono spesso vittime di massacri ai quali reagirono con spettacolari omicidi politici e cosiddetti “crimini santi” previsti ad Alamut. L’uso del terrorismo, una tendenza alla segretezza e all’esoterismo, e una rigida gerarchia favorirono lo sviluppo di leggende romantiche e guadagnarono agli ismailiti epiteti peggiorativi come hashishiun ossia coloro che fumano hashish da cui deriva “assassino” divulgato in occidente.
La biblioteca e le strutture astronomiche di Alamut erano famose; le sue fortezze erano un paradiso per studiosi e personaggi politici. Tuttavia i selgiuchidi ricatturarono alcune delle fortezze di ismailiti, ma per sette anni Alamut resistette con successo agli attacchi. Con la morte di Hassan Sabbah nel1124, lo stato di Alamut fu saldamente stabilito e molte fortezze degli Alborz erano sotto il suo controllo.
Arrivo a Tehran. Cena e pernottamento in albergo.
9° Giorno, Tehran
Tehran è la città più movimentata e cosiddetta effervescente iraniana. La megalopoli iraniana con più di 8 milioni di abitanti, dimostra la sua raffinatezza in un’atmosfera caotica come tutte le grandi città del mondo. Tehran è però una pagina fondamentale della storia moderna in quanto mette a disposizione dei viaggiatori i suoi straordinari musei, come il Museo dei Gioielli che espone la Collezione più importante al mondo. I progressi artistici, gli interventi architettonici e la rinascita dei tanti caffè allo stile tradizionale persiano, ha reso Tehran, in questi anni, un labirinto affascinante tanto da sorprendere il viaggiatore ad ogni angolo urbano.
Le visite di Tehran:
- Il Museo Archeologico Nazionale dell’Iran ripercorre la storia, l’arte e la cultura attraverso i reperti archeologici che vanno dal VI millennio a.C., fino al periodo islamico, VII secolo d.C. Al Museo di Tehran si trova una splendida collezione di ceramiche, di terrecotte e di bronzi. In più, ogni semestre, vi è un’esposizione provvisoria di oggetti, di alto valore archeologico, prestati da altri musei come quelli di Venezia, Berlino.
- Palazzo Golestan è situato vicino al Gran Bazar ed è un complesso notevole che trova la sua radice nel XVI secolo, quando Tehran, pian piano, si trasformò da un villaggio a una città vera e propria. Golestan significa “roseto” perché è un tipico esempio dei meravigliosi Giardini persiani. La storia moderna iraniana deve tanto al complesso dove Mohammad Reza Pahlavi si è autoincoronato proclamandosi successore di Ciro il Grande. In seguito si visita l’ingresso del Gran Bazar di Tehran dove si vende “di cotto e di crudo” o come si dice in persiano si vendono pure “il latte della gallina e l’anima umana”.
- Il Museo Nazionale dei Gioielli, (apertura solo da Sabato a Martedì) è situato in un’enorme cassaforte con una porta spessa 25 cm, ed è allestito nei forzieri sotterranei della Banca Centrale Iraniana. Il museo ospita i gioielli della corona, il mappamondo tempestato di gemme, un tripudio di pietre preziose, diademi, corone della famiglia Pahlavi e il più grande diamante rosa esistente nel mondo detto anche Darya-e Nour (Mare di Luce) di 182 carati. Il diamante è un simbolo della vittoria che Nadir, scià nel 1739, aveva portato in Iran dopo la sua vittoriosa campagna in India.
- Alternativa al posto di Museo dei Gioielli, è il Museo dei Tappeti.
Cena e pernottamento in albergo.
10° Giorno, Tehran-ITalia
Trasferimento all’aeroporto internazionale ” Imam Khomeini” per il volo Tehran – Italia.
RECENSIONI DEL TOUR
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