Sadeq Choubak

Sadeq Choubak,

è nato nell’agosto 1916 a Bushehr. Suo padre era un noto commerciante di bazar. Ha ricevuto la sua prima educazione a Bushehr e successivamente a Shiraz. In seguito si trasferì a Teheran e frequentò liceo Alborz. Dopo aver completato il liceo, è stato assunto come insegnante dal Ministero della Pubblica Istruzione e inviato a Khorramshahr nella provincia ricca di petrolio del Khuzestan, in seguito è entrato a far parte della National Oil Company.

Choubak è stato ampiamente considerato come il più grande scrittore naturalista nella letteratura persiana, ha scritto una grande quantità di opere tra cui romanzi, racconti e opere teatrali. Le sue storie raccolte di “Kheymeh Shab Bazi” (Spettacolo di burattini) nel 1945 e “Antari Ke Lutiyash Murdeh Bud” (La scimmia il cui padrone era morto) nel 1949 hanno influenzato profondamente la moderna letteratura persiana. La sua infanzia Bushehri ha dato a Choubak una dimensione insolita negli scritti persiani. C’è stato un intervallo di molti anni prima che tornasse con un romanzo importante, “Tangsir” nel 1963 e due anni viene pubblicato, “Rouze Avval-e Qabr” (Il primo giorno nella tomba). Choubak descrive un mondo molto brutale in cui le persone sono estremamente mortificate e non possono sopportare la vista l’una dell’altra in “Sang-e Sabour” (La pietra paziente), che è uno dei più grandi romanzi moderni della letteratura persiana. In generale, i suoi idiomi e proverbi popolari fanno avanzare la storia e costituiscono un ingrediente naturale del dialogo; l’eccesso nel suo lavoro è di un ordine diverso. Choubak ha tradotto in persiano alcune opere di scrittori di fama internazionale come Balzac e Shakespeare. Sadeq Choubak è morto nel luglio 1998, a Berkeley, negli Stati Uniti.

Un pomeriggio del tardo autunno (trad. Nahid Norozi)

Il timido sole di un pomeriggio d’autunno si rifletteva obliquamente attraverso i vetri della porta sui banchi e sulle giallastre panche graffiate e scarabocchiate, e sulle grezze divise grigie degli alunni. Neanche un poco quel sole poteva attutire il freddo pungente del vento che una dopo l’altra carpiva e sparpagliava per l’aria le foglie color zafferano dei platani della strada e del grande giardino del vicino.

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