Omar Khayyam

Omar Khayyam,

astronomo, matematico e poeta persiano. Astronomo alla corte del sultano selgiuchide di Persia, Omar procedette a una riforma del calendario solare persiano, ma la sua fama, iniziatasi con l’ultimo trentennio del sec. XIX presso il gran pubblico, sopra tutto anglosassone, d’Europa e d’America, è dovuta alle sue quartine, e specialmente all’adattamento poetico inglese d’una scelta di esse fatto da E. Fitzgerald con finissimo senso d’arte. Visse tra il 1044 e il 1123 d.C. e il suo nome completo era Ghiyath al-Din Abul Fateh Omar Ibn Ibrahim Khayyam. Omar Khayyam è stato un eccezionale matematico e astronomo. Era anche noto come poeta, filosofo e medico. Nella “Storia della filosofia occidentale”, Bertrand Russell osserva che Omar Khayyam era l’unico uomo a lui noto che fosse sia un poeta che un matematico. Il suo lavoro sull’algebra era molto apprezzato in tutta Europa nel Medioevo. Oltre ad essere uno scienziato, Khayyam era anche un noto poeta.

Nel 1839, quando Edward Fitzgerald pubblicò una traduzione inglese delle sue “Rubaiyat” (quartine). Da allora è diventato uno dei classici più popolari della letteratura mondiale. Si tenga presente che è praticamente impossibile tradurre esattamente un’opera letteraria in un’altra lingua, che dire di poesia, soprattutto quando si tratta di messaggi mistici e filosofici di profonda complessità. Nonostante ciò, la popolarità della traduzione di Rubaiyat indicherebbe la ricchezza del suo ricco pensiero. Nelle sue quartine, dette in persiano Robaiyyat, Khayyam parla della brevità e vanità della vita, ma la sua poesia contiene pure altri temi assai più profondi come per esempio: una meditazione originale sulla morte e sui limiti della ragione umana, inerme di fronte al mistero dell’esistenza. La forma della quartina fu usata spesso nella storia della letteratura persiana ad esprimere emozioni interiori di carattere soprattutto mistico. Ma Khayyam rende la quartina ancora più ricca donandole una forma politematica.

E quella coppa capovolta che chiamiamo il Cielo,
Sotto il quale strisciando viviamo e moriamo,
Non alzare la tua mano verso di lui per Aiuto – poiché Egli
Continua a girare impotente come Te o me.

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